Quando si parla di Cultura non s’intende solo le iniziative messe in campo per intrattenere e informare i cittadini, ma di come la Cultura può diventare oggi un investimento essenziale per la città. Quanto tempo abbiamo ancora prima di ritrovarsi tra qualche anno con un Comune di neanche 15.000 mila abitanti, con un ospedale che va verso la chiusura e con le scuole ridotte a pochissimi studenti? Per non parlare dell’esodo inarrestabile delle nuove generazioni che non si rassegnano a ‘sopravvivere’.
La Cultura risulta sempre più un fattore determinante di crescita e di sviluppo: a ribadirlo sono decine di migliaia di eventi che in tutta Europa hanno aperto al pubblico le porte dei loro tesori d’arte “offrendo -dice una nota- un’esperienza coinvolgente degli aspetti tangibili e immateriali del nostro Patrimonio culturale e condiviso”. Si tratta di mettere in rete luoghi e città con l’intento di riscoprire la nostra identità culturale e spirituale. Strade, reti, connessione: questo è il filo rosso tematico delle Giornate europee del Patrimonio storico-artistico che si sono svolte in varie città italiane durante il 2024. È un nuovo approccio al Territorio che permette di sviluppare e di promuovere una forma di Turismo sostenibile e di qualità, utilizzando una varietà di nuovi prodotti in grado di soddisfare le diverse esigenze della gente. I territori coinvolti in questi progetti di cooperazione sono proprio le aree rurali, spesso lontane dai flussi turistici di massa delle grandi città. Alcune Regioni italiane, e qui veniamo al punto fondamentale, hanno già inserito gli ‘Itinerari Culturali’ tra i vettori delle politiche di sviluppo fungendo da veri e propri ‘apripista’ di un futuro che è già presente. Città e Regioni che unite insieme possono adoperarsi per una efficace collaborazione capace di coinvolgere Associazioni e Imprese creative in una strategia di sviluppo comune a lungo termine. Ecco alcuni dei temi sviluppati che hanno nodi di rete anche in Italia: l’Itinerario delle Abbazie cistercensi, la Strada europea
della ceramica, le Rotte dell’olivo e di Enea, ecc.
Sono anni che l’Europa insiste sul valore della Cultura che non significa “difendere una forma di protezionismo verso i nostri beni culturali, anzi pretendere che la cultura sia tutelata e sganciata da logiche esclusivamente
di mercato”. Due articoli pubblicati da Articolo21 e da Espresso sfatano alcuni miti riguardo i musei e di coloro che li vorrebbero “grandi macchine da soldi”. I musei, piccoli e grandi che siano, sono prima di tutto un grande strumento per lo studio e la diffusione della cultura e hanno bisogno di sovvenzioni, pubbliche e private unite a progetti di valorizzazione e fruizione innovativi. È evidente che il rinnovamento e la speranza delle società passano necessariamente attraverso la Cultura che è stata una delle prime vittime dei tagli di bilancio e di politiche ormai inadeguate ai tempi.
L’errore è rimanere fermi all’ideale del turismo di massa, degli spot pubblicitari e della promozione dei pacchetti turistici invece che compiere quel salto di mentalità volto alla creazione e al finanziamento di grandi progetti pilota dove i luoghi della cultura, proprio perché preziosi, possono essere fruibili da tutti. Ma questa idea presuppone un minimo di consapevolezza di cosa significa oggi valorizzare un Patrimonio, e cioè quel “ricco mosaico di tesori culturali, storici e artisti che definiscono il cuore e l’anima dell’Europa e modellano la sua identità collettiva, un Patrimonio vivente da riscoprire con pratiche culturali innovative accompagnate da conoscenze e competenze”. Uscire dall’inerzia, dunque, che favorendo logiche di mercato non fa altro che “presentare al pubblico ciò che esso chiede secondo gusti quanto mai massificati”.
Si parla di un piano di rilancio Regionale e Territoriale in grado di dare nuovo impulso ai nostri monumenti, trattati spesso come un banalissimo prodotto commerciale da vendere o ‘svendere’ ai turisti. Scriveva il filosofo tedesco Gadamer che la “cultura è l’unico bene, che quando viene distribuito aumenta di valore”. Bisogna cercare e trovare un ‘moderno’ rapporto fra Cultura e Sviluppo, in senso non solo civico ma economico. Rendere oggi ‘accessibili’ i beni culturali non vuol dire solo abbattere le ‘barriere architettoniche! Accessibilità significa più bellezza, più comodità, più autonomia, più ricchezza, più apertura, più collaborazione, più progettazione, più lavoro, più attrattività, più attenzione alla dimensione emotiva e cognitiva…e quindi più fruizione dei nostri capolavori d’arte