di Paolo Borrello
Domenica 17 e lunedì 18 novembre si terranno le Elezioni per il rinnovo del Consiglio Regionale dell’Umbria e del presidente della Giunta. Qui intendo esporre alcune idee, alcune proposte, che potrebbero far parte del programma del nuovo consiglio regionale e che potrebbero esercitare anche effetti positivi sulla situazione di Orvieto e dell’Orvietano. Tali proposte le considero importanti ma ad esse se ne potrebbero aggiungere altre che non citerò perché non riguardano i miei settori di interesse, nei quali non ho le competenze necessarie.
Una proposta iniziale. Sarebbe opportuno che, di nuovo, il numero dei consiglieri regionali fosse pari a 30, mentre attualmente è pari a 20. Infatti con 20 consiglieri regionali non c’è alcuna possibilità che sia eletto un consigliere orvietano. In passato, quando i consiglieri erano 30, quasi sempre fu eletto un consigliere orvietano. Si può discutere se i consiglieri orvietani abbiano svolto al meglio il loro incarico, forse altri candidati avrebbero soddisfatto in misura maggiore gli interessi della nostra comunità.
Ma questo è un altro discorso. Però un consigliere orvietano sarebbe utile. Del resto l’Umbria è una regione certamente di piccole dimensioni (in passato alcuni osservatori la definirono simile per numero di abitanti ad un quartiere di Roma). Ma l’Umbria è composta da vari territori che sono contraddistinti da specificità e diversità significative, tali da giustificare la necessità di essere tutti rappresentati all’interno del consiglio regionale.
E’ vero i costi della politica devono essere contenuti ma alcuni costi non possono essere eliminati. Ad esempio a livello nazionale non ci si può lamentare del fatto che i partiti ormai sono evanescenti, privi di una struttura organizzativa appropriata, e poi opporsi alla reintroduzione del finanziamento pubblico ai partiti stessi.
Inoltre, come esperto di economia e di demografia, ritengo che uno dei principali problemi dell’Umbria sia attualmente rappresentato dal declino demografico di cui una delle più importanti cause è il declino economico. Negli ultimi anni i risultati economici dell’Umbria sono stati del tutto insoddisfacenti peggiori di quelli delle regioni del centro-nord e talvolta anche di quelli delle regioni meridionali.
Quindi è indispensabile favorire l’intensificazione dello sviluppo economico della nostra regione. E per raggiungere questo obiettivo sarà necessario rafforzare ed estendere l’industria manifatturiera – è opportuno precisare che essa non è composta solo da grandi imprese ma anche da piccole e medie imprese – non l’industria delle costruzioni, non il turismo.
Perché privilegiare l’industria manifatturiera rispetto al turismo?
Perché le imprese manifatturiere sono caratterizzate, generalmente, da livelli di produttività più elevati rispetto a quelli che contraddistinguono il turismo, e anche la restante parte del terziario privato, nel quale poi è molto diffuso il lavoro precario e il lavoro sottopagato.
Quindi se si svilupperà l’industria manifatturiera sarà possibile una crescita maggiore del Pil e anche del numero degli occupati.
Poi, sarebbe opportuno contrastare il cosiddetto “overtourism” ed anche i cosiddetti affitti brevi, fenomeni presenti anche nei centri storici dell’Umbria. Gli affitti brevi peraltro contribuiscono ad innalzare gli affitti ed anche i prezzi di vendita degli immobili. Più in generale la Regione dovrebbe attuare una politica della casa tendente a contenere gli affitti e i prezzi di vendita degli immobili.
Sempre per quanto riguarda l’economia, sarebbe necessario potenziare in misura considerevole l’Agenzia Umbria Ricerche. Relativamente alla presenza di un istituto di ricerche economiche e sociali l’Umbria vanta una notevole tradizione, anche precedente all’istituzione dell’ente regione. Prima fu costituito il Crures, poi l’Irres e infine l’Aur. Ma l’Aur ormai è diventata poca cosa. Invece la presenza di un efficace istituto regionale di ricerche economiche e sociali sarebbe di fondamentale importanza per analizzare in modo approfondito la situazione economica e sociale regionale e per individuare idee e proposte innovative, tendenti ad un rilevante miglioramento di tale situazione.
Come socio dell’Associazione Luca Coscioni, propongo che sia approvata una legge regionale sull’eutanasia che, nei casi previsti dalla Corte costituzionale, in assenza di una legge nazionale, favorisca appunto il ricorso all’eutanasia.
Sarebbe inoltre necessario garantire il diritto all’aborto che attualmente è parzialmente garantito anche in Umbria in seguito all’eccessiva diffusione dell’obiezione di coscienza e alle insufficienti attività dei consultori (ad Orvieto nel consultorio non c’è attualmente un ginecologo a tempo indeterminato).
Nell’ambito di un rafforzamento della sanità pubblica, dovrebbe essere prioritaria l’estensione delle attività delle strutture che si occupano della salute mentale, le quali erano deficitarie anche prima che il pubblico, negli altri settori della sanità, venisse progressivamente svuotato e indebolito.
Come socio di Amnesty International, ritengo, infine, indispensabile un evidente miglioramento della situazione nelle carceri umbre e del sistema dell’accoglienza nei confronti dei migranti extracomunitari.