Tutto iniziò con una piccola scala in ulivo, una di quelle che i contadini un tempo utilizzavano per raccogliere e potare le olive, strumenti semplici ma carichi di storia. Il padre di Marco Ciarlora, stimato geometra orvietano, appena entrato in pensione, aveva cominciato a costruire piccoli oggetti in legno d’ulivo, dando vita a piccole meraviglie con le sue mani. Tra queste creazioni, c’era anche quella scala, simile a quella che Marco avrebbe realizzato molti anni dopo, quasi senza rendersene conto. Ma allora, lui ancora non sapeva ancora quale strada avrebbe intrapreso.
Nel 2005, suo padre si ammalò. La sua presenza, già costante, divenne ancora più importante nelle mura di casa. Marco, che fino a quel momento trascorreva molto tempo fuori, iniziò a passare più ore accanto a lui. Fu in quel periodo che trovò rifugio nella creazione. Iniziò a realizzare piccole miniature, tra cui una riproduzione della sua casa a Rocca Ripesena, utilizzando tufo e legno. Senza saperlo, stava seguendo il sentiero che suo padre aveva tracciato per lui, senza mai doverglielo dire.Quando suo padre morì, Marco trovò tra i suoi oggetti quella piccola scaletta fatta dalle mani del padre. Era semplice, ma perfetta, intrisa di ricordi e di quel legno d’ulivo che sembrava conservare l’essenza stessa dell’uomo che l’aveva creata. Decise di provare a riprodurla. Non aveva idea di come fare, non aveva mai osservato attentamente il lavoro del padre, ma si lasciò guidare dall’istinto. E ci riuscì. Ne fece una, poi un’altra, e poi ancora. Una, due, tre, dieci, forse venti. Le regalò tutte, proprio come faceva suo padre, senza chiedere nulla in cambio. Quell’atto di generosità non era solo un gesto: era il modo di Marco per mantenere vivo il ricordo del padre, facendo rivivere quella passione che gli aveva trasmesso in silenzio. Così, da una semplice scala, nacque qualcosa di molto più grande. Marco non si fermò alle scalette. Iniziò a creare oggetti più complessi: un carretto su ruote, una diligenza, una casa per le bambole, perfino un Pinocchio. Ogni creazione portava con sé una parte di lui e del padre, come se il legno d’ulivo fosse il mezzo attraverso il quale continuavano a comunicare.
Quel legno, così vivo e resistente, divenne il simbolo di una passione che Marco non sapeva di avere dentro di sé. Oggi, quando qualcuno gli chiede da dove venga questa sua piccola arte, Marco risponde con semplicità: “Guardo il mio oliveto e vedo mio padre. È lui che, senza volerlo, me l’ha insegnata”.Da allora, Marco ha continuato a creare. Oggetti sempre più complessi, ma realizzati esclusivamente per passione. Una barca con il pescatore, un veliero, scacchiere in legno d’ulivo, una Fiat 500, la Vespa Piaggio, perfino una Ferrari. E poi, Pantani in bicicletta, il busto di un cavallo. Ogni pezzo nasce dall’amore per il legno, dalla voglia di trasformarlo in qualcosa di vivo, proprio come faceva suo padre. Solo la passione genera tutto questo. Nient’altro. Come la Citroën 2CV, un’opera speciale che Marco ha realizzato appositamente per la mostra parigina “Doube Reve” che sarà inaugurata il 28 settembre presso l’Espace Miromesnil. La mostra sarà visitabile fino all’11 ottobre con orario dalle 14:30 alle 18:30. (Sara Simonetti)