di Praesidium
Abbiamo deciso di approfondire la comunicazione fatta dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto e ne sono usciti alcuni ragionamenti che abbiamo pensato di condividere con i cittadini. È necessario premettere che sarebbe necessario conoscere i patti parasociali che regolano il rapporto tra il Medio Credito Centrale e la Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto e che sarebbe anche necessario approfondirne gli aspetti alla luce del diritto societario e della giurisprudenza di legittimità.
Riteniamo comunque opportuno sottoporre queste nostre considerazioni a chi può avere ancora voce in capitolo su quanto sta accadendo in questo momento nel nostro territorio. Ciò che è stato dichiarato dalla Fondazione (cioè, di aver promosso opposizione alla delibera che ha disposto l’aumento di capitale con cui è stata rifinanziata la Cassa di Risparmio di Orvieto) apre a nostro avviso scenari molto complessi.
Ricordiamo che l’aumento di capitale era necessario per ripristinare il patrimonio di vigilanza e permettere alla Banca di proseguire le sue attività, ma quello che possiamo dedurre da una prima analisi è che sia stato fatto in misura fortemente eccedente rispetto a questa necessità.
Lo dimostrerebbe proprio l’opposizione della Fondazione ed il fatto che la maggior parte di detto aumento sia stato messo a riserva. Questo avrebbe causato le difficoltà per la Fondazione di aderire all’aumento, con conseguente forte diluizione della partecipazione, facendo anche venire meno il diritto di opposizione alle operazioni straordinarie. Si comprende anche il perché, stante il contenzioso in atto, non sia stato inserito nel Consiglio di Amministrazione di CRO alcun soggetto espresso dalla Fondazione. In questi casi l’onere di provare il comportamento strumentale del socio di maggioranza spetta al socio di minoranza.
Si aprono due scenari possibili:
– La Fondazione va avanti in maniera decisa chiedendo l’annullamento della delibera di aumento di capitale cercando di ricondurlo a quello strettamente necessario e poi aderire all’aumento. Manterrebbe così voce in capitolo sulle operazioni straordinarie, compresa la vendita delle azioni del socio di maggioranza.
– La Fondazione potrebbe cercare di monetizzare il sopruso che le sarebbe stato fatto ricavandone un vantaggio economico.
È chiaro che la vendita della quota di maggioranza della Cassa di Risparmio di Orvieto sarebbe a questo punto più complessa perché l’acquirente dovrebbe incorporare il rischio di contenzioso e l’incognita sui diritti del socio di minoranza che ne limitano l’azione. Se il nostro ragionamento ha senso, dobbiamo ammettere che la Fondazione si trova in una situazione molto complessa, visti gli attori in gioco, ed ha necessità di sentirsi supportata. Per questo, le forze politiche e sociali del territorio dovrebbero decidere al fine il ruolo che vogliono avere sul futuro della Banca.