Era ora che qualcuno ponesse il problema: va bene la scelta del presidente, ma per fare che cosa? È merito del senatore Maurizio Ronconi averlo posto, perché è di quelli non facilmente liquidabili con un’alzata di spalle, come troppo spesso è abituata fare una classe politica che si sente protetta dalla bolla dell’indifferenza di una società sfiduciata. Il tema è rivolto ai due schieramenti (destra e sinistra) che monopolizzano la scena e che in vista delle regionali sembrano confrontarsi solo in modalità autocentrata. È ben vero che con la legge elettorale in vigore difficilmente si potrebbe pensare ad uno spazio aperto, ma non è bello che nemmeno questo sia vissuto come problema.
Dunque il tema è finalmente posto, ed è sia semplice che vero. Mi scuserà il senatore Ronconi se ne colgo perciò il succo così: ma voi, che discutete e vi affannate solo intorno al nome del candidato/a presidente, come se fosse la ricetta buona sia per vincere che per governare, che programmi avete, quali proposte intendete fare agli umbri perché quella ricetta non si riveli poi buona solo per catturare consenso? Insomma, come intendete affrontare i grandi temi che definiscono ruolo e destino dell’Umbria e come li traducete in progetti credibili?
Peraltro non è che tali temi siano di ordinaria amministrazione. Perché il prossimo governo regionale, che lo voglia o no, è chiamato a ridefinire le coordinate generali della politica umbra in rapporto alla sfida del federalismo e dell’autonomia, spinte non ignorabili anche se per caso il processo di autonomia differenziata dovesse fermarsi. È dunque giunto il tempo di chiedersi non solo quale Umbria vogliamo, ma quale Umbria possiamo e dobbiamo volere.
Non credo sia esagerato parlare di necessità di una stagione costituente e dunque di una legislatura regionale costituente. È difficile infatti pensare ormai al futuro dell’Umbria senza porsi il problema di un suo ruolo nell’Italia centrale come regione cerniera, ciò che cambia logica di governo e priorità di programmazione. In una visione di questo tipo al centro ci sono i territori, ponti verso le altre regioni e centri propulsivi di un nuovo sviluppo. Con il che anche le infrastrutture e i servizi vanno ripensati in un’ottica rovesciata. Noi CiviciX la chiamiamo per intenderci “rovesciamento della piramide”: iniziativa di programmazione agli ambiti territoriali largamente omogenei; indirizzo, sintesi e coordinamento, alla Regione.
Chi è disposto a ragionare in questi termini? Perché salta una concezione della politica come battaglia puramente elettorale, insieme di forze e soggetti interessati, più che a governare, a vincere, poi si vedrà. E impegna scelte conseguenti. Ad esempio: legge elettorale regionale che allarga la rappresentanza e prevede almeno il diritto di tribuna di ogni territorio; riordino legislativo di enti strumentali, aziende sanitarie, enti di secondo livello e partecipate; riqualificazione della pubblica amministrazione e semplificazione burocratica; garanzia di prevenzione e cura per ogni cittadino dovunque risieda; basta con le scelte ideologiche sull’ambiente e sulle fonti energetiche, sul termovalorizzatore e le tecnologie; ammodernamento del sistema scolastico e diffusione degli ITS. Ecc.
Siamo dunque sicuri che prima venga la scelta della figura del/della presidente e la formazione di aggregati per vincere o non piuttosto un confronto sull’Umbria e sulle cose da fare, per governare?
Franco Raimondo Barbabella,
presidente CiviciX dell’Umbria