di Mirabilia Orvieto
Pellegrinaggi diocesani e nazionali si stanno già iscrivendo e il calendario generale del Giubileo inizia ariempirsi giorno dopo giorno. Estendere l’esperienza anche alla dimensione culturale, perché “Giubileo è cultura – afferma Mons. Fisichella del Dicastero per l’Evangelizzazione – e diventa un vero veicolo di condivisione di valori che precedono la fede“.
Sì è proprio la cultura a precedere la fede e non viceversa. Quando s’incontrano grandi opere d’arte come il duomo di Orvieto bisogna tener conto che il cristianesimo si è dovuto comunicare nel tempo con linguaggi diversi, come dire che di volta in volta si è incarnato con simboli e significati che potevano essere meglio compresi dalla gente.
È il caso dei capolavori pittorici della cappella Nova e del Corporale il cui messaggio di fede risulta pervaso dalla filosofia umanista e dalla leggenda medioevale. Ecco allora il compito che spetta a chi oggi si occupa di valorizzare le opere d’arte nelle cattedrali, pubblico o privato che sia. In pratica c’è bisogno di riscoprire il nostro passato acquisendo nuove chiavi di letture, nuovi significati, nuovi linguaggi per comunicare con l’uomo moderno.
Per il Giubileo 2025 è nata appunto nella Chiesa una Commissione culturale che ha la funzione di esaminare le tante proposte di valorizzazione dei beni ecclesiastici giunte da ogni parte, tutto ciò “con l’intento di trovare le forme più adeguate per dare spessore all’esperienza giubilare“. Una di queste forme, per esempio, è il progetto di un moderno pellegrinaggio tra 14 Abbazie d’Europa che attraversa ben sette Paesi del nostro continente. Dare vita a nuovi itinerari che si possono definire ‘dell’anima’, creando “un vero e proprio percorso del cuore e della mente, che riunisce in sé ragione e fede“.
Le indicazioni per il Giubileo sono chiare e lo erano state anche nel 2000 quando in Umbria ci fu un accordo fra Regione e Conferenza Episcopale finalizzato alla formazione di guide ai beni ecclesiastici per illustrare ai pellegrini il patrimonio culturale della Chiesa. In quell’occasione, Chiesa e Istituzioni pubbliche riuscirono a trovare delle risposte utili a tutte quelle persone che si apprestavano a vivere il grande evento del Giubileo. Il problema posto dalla Chiesa è appunto centrale. I beni ecclesiastici costituiscono quasi il 70% del Patrimonio nazionale e per questo è necessario, in accordo con le istituzioni locali e le realtà creative che lavorano in questo settore, un piano strategico per la loro valorizzazione che, a guardare bene, non riguarda esclusivamente l’esposizione al pubblico dei capolavori d’arte, ma soprattutto la loro fruizione.
Dunque non basta esporre, bisogna saper trasmettere ciò che le opere d’arte sacra contengono. Il Giubileo è un evento e come tutti gli eventi incarna una ‘scintilla’. Quando si parla di Giubileo nel vero senso della parola non si pensa a inaugurazioni, esposizioni, concerti, conferenze, della durata di un anno o poco più, ma si ha in mente un nuovo processo che inizia, una concatenazione di operazioni e progetti a largo respiro, un ‘agire’ volto a mettere in campo situazioni destinate a crescere e a ‘durare’ nel tempo. Giubileo significa trovare nuove modalità per ‘interagire’ con i visitatori, definire percorsi caratterizzati da una ‘narrazione’ che punti alla riscoperta di tutti quei significati andati perduti, come per esempio quelli racchiusi nei due grandi cicli pittorici del duomo di Orvieto.
Splendente nella facciata, ma misteriosa all’interno, l’arte del duomo ci consegna ancora oggi la cultura e la spiritualità d’Europa. Ecco perché nella priorità delle iniziative ci sono tutte quelle attività direttamente collegate al patrimonio storico-culturale della cattedrale che si deve sempre sviluppare e accrescere dal punto di vista dello studio, della ricerca, della conoscenza e soprattutto della comunicazione turistica.