Le onde d’urto del terremoto Banca Popolare di Bari stanno producendo ancora conseguenze sulla popolazione locale, sulla Cassa di Risparmio di Orvieto Spa e sulla Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto.
1) I cittadini del territorio si trovano da 10 anni proprietari di azioni della Banca Popolare di Bari acquistate a € 8,95, che oggi valgono € 0,06, che non hanno alcun mercato su cui possono essere negoziate, che sono quindi totalmente illiquide e che non possono neanche generare minusvalenze per una compensazione fiscale.
2) Sono peraltro ancora in corso numerosissime cause presso gli Uffici Giudiziari promosse dai cittadini e dalle imprese che hanno subito la vendita di questi titoli effettuata in modo improprio.
3) Tale situazione interessa circa 1000 famiglie del territorio strettamente orvietano per un valore economico superiore a 20 milioni di euro.
4) La Cassa di Risparmio di Orvieto ha subito nel tempo numerose perdite che hanno eroso il patrimonio di funzionamento portandolo al di sotto dei requisiti richiesti.
5) Le necessità finanziarie effetto della crisi della controllante Banca Popolare di Bari hanno impattato in modo rilevante, dunque, anche nel nostro territorio.
6) Lo Stato, per il tramite del Mediocredito Centrale, ha effettuato una consistente ricapitalizzazione ed un risanamento gestionale della Cro che l’ha riportata in utile e l’ha resa oggi appetibile sul mercato.
7) La Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto ha subito appieno le conseguenze di questa situazione. Ricordiamo che negli ultimi nove anni non ha avuto alcuna remunerazione dalla sua partecipazione di minoranza qualificata del 26,47%, conseguentemente è stata costretta a ridurre il valore delle erogazioni sociali al territorio. Il valore al libro di 22 milioni di euro della partecipazione si è ridotto producendo una perdita di patrimonio di alcuni milioni. Non è affatto chiaro il perché non abbia partecipato all’aumento di capitale proposto dal socio di maggioranza e nemmeno si sia opposto a questo valore, che, da una prima non approfondita analisi, appare sovradimensionato.
Ricordiamo che essere socio di minoranza qualificata dà il diritto di opporsi ad aumenti di capitale non strettamente necessari che comportino una diluizione della partecipazione. Oggi Fondazione Cro possiede soltanto circa il 15% del capitale sociale della banca, che la fa essere socio finanziario a tal punto che non ha ottenuto, cosa veramente strana, alcun consigliere nel cda di Cro.
La Fondazione Cro appare come un sommergibile che riemerge soltanto quando c’è qualcosa di positivo da comunicare o che non si può fare a meno comunicare, per il resto naviga sott’acqua senza spiegare le ragioni delle proprie decisioni. Il risultato di tutto ciò è che ad oggi la città non ha più alcun elemento di controllo sulla banca: la proprietà, quindi, rispettando le leggi di mercato, può prendere qualsiasi iniziativa.
Oggi è stata annunciata la vendita della Banca Cassa di Risparmio di Orvieto con un meccanismo competitivo; chi controllerà per conto del territorio le modalità con cui verrà venduta? Formalmente nessuno ne ha l’autorità, anche il sistema politico, viste le ultime dichiarazioni, sembra non essere tenuto in alcuna considerazione.
I rischi per i lavoratori e per la città sono molto alti. La Fondazione come pensa di riacquistare il posizionamento perduto? Trarrà le conseguenze di quanto accaduto? Se riscontreremo interesse nella città affronteremo in maggior dettaglio il tema in uno specifico incontro con tutti gli attori che riterranno opportuno intervenire.
Associazione Praesidium
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