Con il libro di Gianluca Antoniella alla scoperta di antiche fontane, lavatoi, fontanelle, pozzi e percorsi d’acqua nella città.
Se camminate per le vie di Orvieto, tra i tipici “vicoletti”, tra vie e piazze ricche di edifici storici e chiese, vi capiterà sicuramente di imbattervi in una fontanella forse nascosta in una nicchia che si apre improvvisa nelle mura tufacee, o magari abbellita da piccoli fregi ornamnetali o cornici decorative.
È l’acqua di Orvieto che scorre in percorsi preziosi e inconsueti intrecciandosi alle vicende e la vita di questa città “alta e strana” arroccata su una Rupe inespugnabile.
Giustamente famoso è per tutti il Pozzo di S.Partizio opera di Antonio da Sangallo il giovane che, nelle intenzioni del Papa Clemente VII, venne costruito con il compito di approviggionare d’acqua la città in caso di assedio. Ma il Pozzo è solo una parte di un quadro molto più vasto che inizia dai primi insediamenti Etruschi e che tratteggia tanti momenti della storia cittadina con le diverse forme e utilità.
Ci racconta questa suggestiva storia il nuovo godibilissimo libro di Guanluca Antoniella, orvietano doc e appassionato di storia locale, che già dal titolo, “Acqua ad Orvieto” (2024, tip. Ceccarelli) ci suggerisce nuovi percorsi da seguire tra vicende storiche, iconografia e leggenda.
L’idea di questo libro, scrive l’Autore, nasce proprio da qui quando, passeggiando per i vicoli di Orvieto, all’improvviso mi accorsi che una nicchia sul muro non era altro che una fontanella di cui ignoravo l’esistenza. Feci una foto…
Così inizia un viaggio che, con dovizia di particolari, ci guida tra i percorsi di un bene prezioso, e che si snoda dai primi insediamenti etruschi, in cui vennero ideate le cisterne di raccolta dell’acqua piovana, alla grandiosa opera dell’acquedotto medioevale, fino alla storica Funicolare Bracci alimentata proprio ad acqua, e alla Centrale Netti che portò ad Orvieto l’elettricità.
E lo fa attraverso le voci di antichi cronisti, di documenti vicini e lontani e, soprattutto, raccogliendo la voce di molte persone incontrate durante il percorso di studio e ricerca, che spazia tra archivi, biblioteche e strade cittadine.
Il libro fa scoprire al lettore i molti segni delle opere edilizie dell’acqua pubblica a Orvieto che, rispetto ad oggi, assolveva a numerose funzioni che andavano ben oltre il semplice dissetarsi dei viandanti. C’erano i lavatoi che si utilizzavano per il lavaggio dei panni disposti, leggiamo nel libro, “in modo che si trovino nelle zone più periferiche e equidistanti tra loro“. Per utilizzarli era necessario osservare un preciso e severo regolamento soprattutto dettato da motivi di igiene. O le fontane, collocate dentro e fuori la rupe, che servivano per “abbreviare le bestie”. La prima in ordine cronologico è la Fontana del Leone citata in un documento del 1131, ma numerose altre si incontravano nel circuito tufaceo, alcune ancora visibili per chi voglia scoprirle. Tra le altre curiosità leggiamo dei “caditoi” aperture che scaricavano sotto la Rupe le acque torbide, o, l’ardita e quasi leggendaria opera dell’acquedotto medioevale, iniziato nel 1220 ma il cui progetto risalirebbe al 1092 tempi del pontefice Urbano II.
Questo e molto altro si legge nel libro “Acqua ad Orvieto” che ci porta a scoprire percorsi diversi da affrontare in passeggiate alternative rispetto ai consueti monumenti, attraverso itinerari inconsueti e suggestivi, tra fontane e fontanelle da cui gustare ancora la fresca e ottima acqua orvietana.
Il libro “Acqua ad Orvieto” di Gianluca Antoniella è disponibile a Orvieto Centro presso l’edicola di Silvia Pollegioni, Corso Cavour 304 (qui il link) e a Ciconia presso l’edicola La Margherita, Via dei Tigli (qui il link).
Foto dell’articolo: Elena Antoniella.
(Valeria Cioccolo)