di Giorgio Santelli
Giggi Pelliccia (rigorosamente con due g), a Orvieto, è stato il mio primo “capo”. Quando arrivai, nell’89, cominciai a lavorare con lui. Tele Aquesio aveva un accordo con il PCI che, probabilmente, drenava un po’ di pubblicità. Arrivavo da Milano e Filippetti e Galanello mi chiesero di dare una mano alla tv. Lui, libero, mi guardava di sottocchio quasi fossi una sorta di controllore. Io, tutto precisino come ero allora, volevo fare un tg “normale”. Ma la normalità non andava d’accordo con Giggi. Gli chiedevo l’orario di messa in onda e mi guardava perplesso dicendomi “dalle 20 in avanti ogni minuto è buono”.
Lo vedevo leggere il Tg a suo modo, con la classica drop estiva che fornivano dal terzo guardie. Ero estasiato e turbato, nello stesso tempo, per come raccontava le notizie. Non commentava. Era giornalismo anglosassone, ma l’espressione diceva tutto. Provò a mettere una conduttrice. Ma durò poco. Quella sera me la ricordo come oggi. Io a vedere il tg, lei che comincia a leggere le notizie, lui dietro la telecamera. Poi un colpo di tosse della lettrice… Un altro e un altro ancora. Può capitare. Si spegne la telecamera ma non l’audio.
Si sente fuori campo la voce di Giggi. “Ma che hai? La tubercolosi?”. Poi silenzio. Uno, due, cinque 10 secondi. Si riaccende la telecamera. La conduttrice tossisce appoggiata al simbolo di tele aquesio sullo sfondo. Poi stop. Si spegne tutto per altri 10 secondi. Fino a quando si riaccende nuovamente e Giggi appariva in video: “Come avrete potuto vedere abbiamo avuto dei problemi. Ora continuiamo con le notizie”. Era la tv bellezza!
Prima del tg, ogni sera, arrivava l’uomo del Partito: il Drago. E mi chiedeva quali fossero le notizie. Le guardava e poi diceva: “questa si, questa no, questa pure, questa si”. Una sorta di censura. I battibecchi erano continui tra loro due e Pelliccia trionfava sempre. Le notizie si davano! “Dai, che famo incazzà il Drago” – mi diceva. Cosí divenni, per lui, da ipotetico controllore a complice! La sera, a fine tg, mi ricordo che chiudeva sempre con le informazioni di servizio. Quello era un periodo in cui ce l’aveva con un’azienda che aveva fatto pubblicità ma che non aveva ancora pagato la fattura. Il “cattivo pagatore” gli rispondeva “oggi passo” ogni giorno. Ma non passava mai. Mi ricordo le sue telefonate per ricordare al cliente l’insoluto. Le piccole tv campano di pubblicità. Quella sera, prima del tg, mi disse. “Santè, vedrai che domani passano. E rideva”. E cosi lui, con una tranquillità serafica e in diretta a fine Tg, richiamò il cliente in diretta: “ricordiamo a “XY” che ancora non è passato a saldare la fattura”. E il giorno dopo il cliente passò davvero!
La mia esperienza con lui non durò molto. Ma ci vedevamo spesso in giro per la città. Ci ritrovammo anche ad una manifestazione a difesa della Rai servizio pubblico, al tempo dei professori. Gridava, sotto viale Mazzini con altri, “Vi stanno chiudendo l’azienda e non vi siete accorti”. E a quel punto io e Stefano Corradino perdemmo i nostri nomi e cognomi, per lui io ero Articolo 21 e Stefano Articolo 22.
Vivevo a Roma quando ci fu lo switch per cui la tv analogica divenne digitale. Tornai a casa la sera sintonizzai i canali sul decoder e al numero 1 ci stava RTUA Aquesio. A Roma. Nella Capitale. Lo chiamai e glielo dissi. Rideva come un bambino.
Se ne va davvero, con Giggi, un pezzo di storia della città e della radiofonia italiana e una delle prime tv private, fatte entrambe da Giggi che stendeva i cavi nei campi passando all’Itelco a chiedere “aiuto”. Mi piace immaginarlo come lo ha immaginato Roberto Conticelli. Per noi è e sarà polvere alla polvere. Per lui etere nell’etere. Faccio una proposta a tutti gli amici e colleghi. Dobbiamo stare tutti insieme una sera, per ricordarlo e immaginarci qualcosa dedicata a lui. Ma non penso ad una via o ad una piazza, a qualcosa di statico. Pensiamo a qualcosa che sia vivo, sorridente, forte, innovativo, dirompente, sornione. Come lui, insomma!
Buon viaggio “on air” Pelliccia! E un forte abbraccio alla famiglia.