Di Franco Raimondo Barbabella
Carissimo Davide,
ti rispondo in ritardo e me ne scuso, ma avevo bisogno di assentarmi per qualche giorno. Però ti rispondo, e lo faccio perché mi pare che tu scrivi per capire e dialogare, e vai perciò controcorrente in una città piena di saccenti e leoncini da tastiera, facili prede di alcuni turlupinatori di professione.
Sinceramente, appena ho visto che avevi scritto una lettera aperta ho pensato: “ecco, c’è cascato anche lui, vuole dare per forza un verso a ciò che forse un verso nemmeno ce l’ha”, e m’è venuta in mente la scena del Machbeth, atto V, in cui lui, il generale regicida e usurpatore del trono di Scozia, di fronte alla notizia della morte di lady Machbeth capisce finalmente che “la vita è solo un’ombra che cammina, … un racconto narrato da un idiota, pieno di grida, strepiti, furori, del tutto privi di significato!”.
Davide – di fronte a quello che s’è visto c’è da chiederselo, no? – non è che stiamo scambiando il succedersi degli eventi, un po’ voluto ma per molti versi casuale e comunque frutto del comporsi di volontà multiple e di casualità, con la narrazione (tutto sommato coerente) di un folle che vuole convincerci e accecarci con il suo sound and fury, il suo urlo e il suo furore!?
Comunque, veniamo al dunque. Il dunque è ciò che c’è e per converso ciò che non c’è, ed è chiarito direttamente da Roberta Palazzetti sulla sua pagina Facebook. Dice Roberta: “L’unico accordo proposto e discusso comprendeva la presenza del fronte civico, come evidente dagli unici nomi assegnati (Biagioli, Conticelli e Palazzetti) e senza alcuna assegnazione su altri assessorati dove si sarebbero individuate in un secondo momento le figure giuste per le aree definite. Questo come già detto da me è l’unico accordo discusso. Spero che ora si finisca di speculare e mentire.”
Cosa si dovrebbe dire ormai di più e meglio? Niente, solo insistere: smettere di pistare l’acqua nel mortaio e appunto di speculare e mentire. La questione apparentamento non è stata mai una questione reale, è stata solo una discussione interna (del tutto ovvia, visto che si trattava di qualcosa che a qualcuno interessava ed era da capire nel significato e nelle eventuali conseguenze), però mai proposta dal Pd né da altri al Pd. Dunque non è stata mai sul tavolo dei possibili accordi. Chi ci ha imbastito sopra storie fantasiose di tipo complottardo (eh si, complottardo, accordi sottobanco con il nemico, tradimenti e perverse volontà) o ha dipinto sé stesso/a, o è una mente malata che non sa fare altro o è un/a povero/a cristo/a (si dice?) che ha un qualche suo disegno. Dunque anche basta!
Su tutto il resto francamente non vale la pena perderci tempo. Contraddizioni, zone d’ombra, sottovalutazioni e sopravalutazioni, incertezze e parzialità, omissioni e ingenuità? Può darsi, come in qualunque vicenda complessa, ma vivaddio, era anche ora che emergessero novità, menti fresche e dotate di entusiasmo, fuori dai miseri calcoli del politichese. D’altronde ci avevamo lavorato piuttosto a lungo su una esigenza di serio cambiamento, direi per ben cinque anni. Per qualche scettico/a che ama pensare al civismo come quella cosa elastica che va di qua e di là: eh si, il civismo è caparbio, molto più tosto e coerente di chi si pensa e si dipinge come puro e immacolato. Infatti, molta linearità, molta trasparenza, molto senso di responsabilità, da questa parte, caratteri distintivi che andrebbero onestamente riconosciuti. D’altronde tu c’eri, ed hai ben contribuito.
Davide, dovrei dire di aver sbagliato? Guarda, proprio senza alcuna saccenza, che cosa dovrei ammettere di aver sbagliato? Di aver cercato insieme ad altri una soluzione allo scontro permanente tra opposti conservatorismi che limita da tanto tempo le opportunità della città e del territorio, uccide le speranze e produce un avvitamento e un impoverimento che sembrano non aver mai fine? No, mi dispiace, lo rifarei. Anche sapendo di dover di nuovo incontrare esperti di erba voglio e figure di rivoluzionari da salotto che non smetteranno mai di prendersela con quelli che venivano ieri bollati come socialdemocratici e oggi colpiti, spregiativamente come ieri, come moderati e riformisti, civici pronti a vendersi, a meno che non si adeguino alla pura funzione di portatori d’acqua per qualcuno o per qualcosa e zitti e mosca, e allora bravi, seri, coerenti, da accogliere a braccia aperte. Qualche volte funziona, qualche volta no.
Ora, lo capisco, chi ha mancato l’obiettivo che gli era sembrato facile facile cerca di scaricare sugli altri le proprie troppo evidenti responsabilità. È gente che si definisce di sinistra, ma io penso che Umberto Eco, parafrasando sé stesso, avrebbe magari parlato di Ur-Stalinismus, Stalinismo eterno, o mentalità da totalitarismo fuzzy, confuso e impreciso, tipica mi pare di un approccio alla realtà filtrato da schemi rigidi e pregiudizi.
Sono sempre più convinto, alla luce di riflessioni, testimonianze, notizie meditate che man mano vanno a costituire un quadro di realtà, che il Pd locale, adeguandosi ad un coerente imput nazionale e regionale (si ascolti, a posteriori, la relazione di Elly Schlein alla Direzione del Pd del 5 luglio) improntato alla logica dei poli contrapposti, abbia perseguito lucidamente per tutto il percorso l’obiettivo (del tutto legittimo, sia chiaro!) sia della propria identità che del proprio ruolo guida nel centrosinistra (inteso come campo largo). Questo spiega perché l’unico vero interesse manifestato durante lunghi mesi sia stata la proposta di ritiro (avanzata da diversi soggetti collegati al Pd) indirizzata a Roberta Palazzetti, percepita evidentemente come pericolo da scongiurare piuttosto che come risorsa da valorizzare, e nella fase finale l’alleanza di schieramento civico, saltata per decisione di Nova.
Penso davvero che basti. Ora il percorso istituzionale è stabilizzato. Ora perciò, come già detto in altra occasione, ognuno dimostri che cosa sa fare nei rispettivi ruoli, mi auguro vivamente tutti sul positivo, per il bene di una comunità che ne ha davvero bisogno. Io, in veste di libero cittadino, farò come sempre quello che mi sembrerà giusto fare, se ne avrò la forza, la convinzione e la possibilità.
Mi sento solo di raccomandare a chi volesse perseguire un cambiamento non di facciata di non pensare che un progetto serio si possa tirar fuori dal cilindro all’improvviso come il coniglio del prestigiatore. Non si può fare in tre mesi, tanto meno in quindici giornil, ciò che non si è fatto per cinque anni. Perché, se poi ci sono quelli che prendono altre iniziative, non ce se la deve prendere con costoro ma solo con sé stessi. Giusto a proposito di chi sbaglia e per chiudere su questioni ormai superate dalla realtà.
Con affetto e stima anche da parte mia