di PrometeOrvieto
Il Ministero ha identificato n. 53 prestazioni diagnostico specialistiche e strumentali per le quali un professionista medico definisce, una volta visitato il paziente, la richiesta secondo quattro livelli di urgenza.
Queste richieste sono in gergo tecnico chiamate RAO (Raggruppamenti omogenei di attesa) e vengono inoltrate verso un centro di prenotazione (CUP), il quale inserisce nel sistema telematico la richiesta, assegna tempi e luoghi della prestazione da erogare in base alle disponibilità e registra gli interventi effettuati.
Sembrerebbe tutto molto semplice, purtroppo però i cittadini orvietani si sono accorti da tempo che questo meccanismo è del tutto fuori controllo, in modo particolare proprio nel nostro territorio, dove la sanità privata e le prestazioni in intramoenia assolvono più del 70% delle richieste.
Ciò che appare scontato ai cittadini, cioè i viaggi sanitari, le liste di attesa infinite e tutto ciò che sono costretti ad affrontare (enormi costi economici compresi), appare in palese contrasto con le statistiche fornite dalle Autorità sanitarie. A livello generale, lo stesso Governo ha rilevato questo fenomeno ed ha incaricato all’uopo la società AGENAS di monitorare il servizio fornito dalle singole Regioni per renderlo più trasparente.
Fatto sta che le nostre strutture sanitarie, in barba ai proclami di praticare un’amministrazione trasparente, non forniscono i dati, soprattutto non li forniscono più a livello territoriale. Il più eclatante esempio (e che ci riguarda) è quello dell’ex Distretto di Orvieto (esiste ancora?). I vecchi dati, poi, erano tutt’altro che affidabili in quanto fornivano una rappresentazione che in realtà tendeva a soddisfare più gli assessori ed i direttori generali che non i pazienti. A tale proposito si allegano alcune slides di uno studio eseguito da PrometeOrvieto nel novembre scorso (e fermo ad allora).
In sostanza le Regioni dicono che tutto va quasi bene, ma i pazienti non riescono di fatto ad eseguire accertamenti, se non pagando. Non è in alcun modo comprensibile come gli organi ispettivi di Corte dei Conti e/o delle Procure della Repubblica non intervengano in una situazione così talmente deteriorata che ha spinto anche il Parlamento nazionale a cercare, non senza problemi, una soluzione legislativa, che dopo tanto lavoro, approva una legge che è la classica montagna che partorisce un topolino.
A questo punto, pensando di interpretare il pensiero dei tantissimi cittadini preoccupati per questa pessima deriva dei nostri servizi sanitari, chiediamo con forza alla direzione dell’Asl e allo stesso Assessore regionale di fornirci gli specifici dati per il nostro territorio con cadenza periodica e di individuare in ambito locale interlocutori con cui confrontarsi in modo serio e documentato.
Che le cose vadano male lo sappiamo, ma crediamo che eventuali miglioramenti, ammesso che ci saranno, debbano partire da un’effettiva volontà di conoscenza della situazione e non da dati di fantasia o da “aggettivi” non assistiti da risultanze empiriche. Chiediamo, infine, ai nostri politici locali di affrontare la situazione e di non ignorare il problema: avete scelto di candidarvi anche per questo, garantire servizi di qualità ai cittadini.
Ora, meritatevi la fiducia che vi è stata accordata.