In queste ore molto difficili che mi separano dal dispiacere e dalla speranza, in questo lungo presente che mi inchioda al dovere di dissentire da una decisione ormai presa, posso dire solo alcune cose. Poche, ma chiare.
Primo, tutte le critiche sono legittime. Lo sono anche la delusione, i malumori, il senso di vuoto che si prova dopo tanta tensione. Però questo non giustifica, e io non lo giuntificherò mai, che si possa trascendere e innescare uno stillicidio di accuse “personali” o peggio ancora usare “voci” create ad arte per infangare la reputazione di chi, fino a tre giorni fa era considerata la leader politica di un movimento civico che aspirava ad andare al ballottaggio e vincere le elezioni. Questo deve finire.
Secondo. Un conto sono le critiche personali, un altro conto sono le critiche politiche. Ecco, di queste ultime c’è bisogno non per liberarsi la coscienza ma per capire e migliorare. La mia esperienza dentro Proposta Civica, che non rinnego neanche per un secondo, è finita sabato 15 giugno, per ragioni di tipo esclusivamente politico. Ritengo che il metodo ed il contenuto della decisione assunta da Proposta Civica siano stati del tutto sbagliati. Provo affetto e stima per chi ha condiviso con me una bella avventura.
L’unico motivo di rammarico che ho è quello di non aver saputo incidere con maggior vigore su meccanismi decisionali che all’interno di una compagine eterogenea si sono rivelati instabili e a tratti poco coerenti. Questi meccanismi, a cui tutti abbiamo partecipato, non hanno funzionato sia per ragioni contingenti (legati alle esperienze personali di ciascuno) sia per motivi strutturali (solo NOVA ha dimostrato di poter far funzionare meccanismi di tipo assembleare, pagando però lo scotto di risultare a tratti autoreferenziale).
Penso che ancorare la scelta se apparentarsi o meno col campo largo che sostiene il Dott. Biagioli al risultato della consultazione di NOVA sia stato un errore politico grave. In effetti il primo dibattito svoltosi all’interno di Proposta Civica non aveva all’ordine del giorno un accordo trilaterale, ma soltanto l’accordo con il campo largo. La variabile NOVA è subentrata in un secondo momento, e anche questo passaggio, almeno a me, è risultato poco chiaro. Nel suo atto costitutivo NOVA ha sancito la totale volontà di non prendere posizione a favore di altri candidati o formazioni politiche. Era chiarissimo che questa strada era molto stretta e la possibilità di successo era appesa ad un filo. Proposta Civica avrebbe dovuto scorporare le due cose e capire se voleva andare ad un apparentamento col PD indipendentemente dalle scelte di NOVA. Tantopiù che NOVA ha raccolto il 7% dei consensi (rispettabilissimo) e che almeno il 50% dei sui aderenti e simpatizzanti comunque voterà in piena libertà per Stefano Biagioli.
Io personalmente avevo chiesto a più riprese, e ne sono tutti testimoni, che questa discussione sulle possibili alleanze avvenisse prima delle elezioni. Una compagine politica, civica, ma perfino una bocciofila, di solito decide le sue linee fondamentali di indirizzo politico a tempo debito, ne va dell’identità stessa della comunità dei consociati. Purtroppo questo non è stato fatto, ed io credo che l’incapacità di elaborare e discutere diversi scenari politici sia il risultato di diversi fattori. Ne elenco tre: inesperienza politica, facile entusiamo (forse hubris), ed una componente di preclusione ideologica. Forse si è ritenuto che non discutere e rimandare il problema di decidere con chi allearsi nell’eventualità che non si fosse arrivati secondi al ballottaggio (quel che poi si è verificato) a dopo il primo turno avrebbe garantito la coesione del gruppo. Diversi infatti non avrebbero accettato di candidarsi o di partecipare a Proposta Civica se si fossero palesate delle preclusioni ideologiche verso il centro-sinistra. Lo stesso probabilmente vale per chi venendo da posizioni e storie personali di destra non avrebbe accettato comunque di allearsi con il campo largo.
È qui, secondo me, che la politica è mancata e non siamo stati in grado di trasformare un comitato elettorale a sostegno di una candidata di grande qualità in una formazione politica guidata da una leader. La decisione di sabato quindi non è stata il frutto di un capriccio personale (non ho elementi per dirlo e non posso pensarlo) ma il combinato disposto di una serie di fattori che ho cercato di evidenziare sopra.
E adesso? Molti sostenitori di Proposta Civica, candidati di lista, membri dello staff, elettori, e simpatizzanti chiedono perché abbiamo buttato alle ortiche la possibilità di andare al governo della città e di cambiarla secondo il nostro programma. Roberta Palazzetti, la mia candidata, ha parlato di un ruolo di opposizione che riflette il voto espresso democraticamente dagli orvietani. Credo che sia una posizione ineccepibile dal punto di vista formale. Mi preoccupa la prospettiva di questa posizione. È possibile ricostruire e rafforzare una alternativa civica in cinque anni di opposizione per mettere a disposizione di Orvieto un progetto vincente alle prossime elezioni? Con quale seguito? Questo è un dibattito che non posso aprire qui. Lo vedremo. Confesso che ho maturato diverse idee sul “civismo”, ma questo sarà oggetto di riflessioni a parte.
Intanto io ritornerei in mezzo ai cittadini, ai miei amici e alle mie amiche. E vorrei che non si perdesse di vista il prossimo obiettivo: votare per Stefano Biagioli per voltare pagina e riaprire le porte e le finestre del nostro Comune. Il resto conta fino ad un certo punto se non coinvolge la voltà ed i destini dei cittadini.
Davide Orsini