A risultato elettorale fissato dal volere popolare e a bagarre post-risultato già smorzata, un racconto argomentato e qualche riflessione può essere utile proporli all’attenzione di chi vuole capire con mente sgombra anche da parte mia. Il racconto è lungo e richiede pazienza, ed è scritto per me, per mettere ordine nei miei pensieri, poi per gli amici che me lo hanno chiesto e naturalmente per chiunque voglia sentire la mia versione, senza riproporre polemiche, alle quali in ogni caso eviterò di dare spago. Abbiamo bisogno di altro.
Partirei dal dato consolidato: ha vinto Roberta Tardani con poco margine (c’è un messaggio), ha perso Stefano Biagioli con poco margine (anche qui c’è un messaggio); Nova con Giordano Conticelli ha ottenuto un discreto successo al primo turno, ma al ballottaggio ha deciso di non entrare in partita; le liste costruite intorno alla candidatura di Roberta Palazzetti, checché strumentalmente ne dicano alcuni, hanno giocato fino in fondo la partita: sono riuscite, per la qualità e la forza innovativa della candidata sindaco, per la serietà e la lungimiranza delle proposte programmatiche, per l’impegno profuso da tutti, per la qualità e la credibilità del progetto, prima a mandare la coalizione Tardani al ballottaggio e poi a rischiare di portare al ballottaggio proprio Palazzetti se la reazione del PD, soprattutto degli ultimi giorni del primo turno, non avesse determinato uno spostamento di molti elettori con l’abile argomento “Poiché tra Biagioli e Palazzetti c’è un accordo, votate Biagioli, tanto è uguale”. Palazzetti al ballottaggio, questa era partita da giocare sul serio. Non si è capito, o meglio, non si è voluto capire, come si è visto dopo.
Palazzetti ha ottenuto però quasi il 20%, più del quasi 18% ottenuto da me, anche allora con due liste civiche, nel 2019. E questo già dovrebbe far riflettere qualcuno, sia a destra che a sinistra. C’è infatti una parte dell’elettorato che, con il rispettabile risultato di quasi il 7% ottenuto da Nova, sfiora il 27% (dopo l’astensionismo, il primo partito orvietano) e che non si riconosce nei due principali schieramenti ritenuti per diverse ragioni entrambi incapaci di interpretare i bisogni di rinnovamento di una società che vuole guardare avanti e rinnovare il progetto e la modalità di governo. Una situazione che dura da almeno dieci anni e che con tutta evidenza si accentua. L’essenza del problema sta qui, il resto francamente è miseria. A chi ha vinto e a chi ha perso sta il compito di non mandare sprecato il messaggio: rinnovatevi, pensate al bene della città, collaborate per progetti lungimiranti, fermate il declino!
Poi è venuto il ballottaggio, su cui, seppure si sia già detto perfino troppo, spendo qualche parola per chiarire qualcosa a chi volesse ascoltare. Ha già detto Roberta Palazzetti, con la limpidezza che le è propria, come è andato il secondo turno sul versante Proposta civica – Nova – Biagioli sindaco. Aggiungo dunque solo qualche considerazione a margine sulla differenza tra apparentamento e sostegno politico e sulle conseguenze strategiche che vi sono connesse.
Apparentamento vuol dire che le liste, non il candidato sindaco cui sono collegate, possono decidere di appunto “apparentarsi” con un altro candidato sindaco, cioè di entrare nella sua coalizione anche se sono nate proprio per non starci e anzi hanno fatto le loro campagne rigorosamente distinte, ciascuna con l’obiettivo di portare al ballottaggio il proprio candidato. L’apparentamento è dunque, per definizione e per esplicita norma, una operazione di inclusione per prendere i voti di altre liste. Nulla può garantire che chi ha votato al primo turno per liste collegate ad un determinato candidato sindaco (in questo caso Palazzetti) voterà al ballottaggio il nuovo candidato sindaco apparentato (in questo caso Biagioli): i voti, contrariamente a ciò che pensa qualcuno, non si trasferiscono dall’uno all’altro semplicemente perché ciascun voto è deciso da una persona che fa le sue valutazioni e ha le sue passioni. Perciò l’apparentamento è un rischio che difficilmente si corre, come peraltro dimostra la storia dello stesso PD in tantissime situazioni italiane compresa la nostra Orvieto.
Il sostegno politico ha tutt’altra logica. È un patto politico tra soggetti diversi che si concretizza, in presenza di un impegno da mantenere in caso di vittoria, in una dichiarazione di invito ai propri elettori a votare uno dei due candidati andati al ballottaggio. Non comporta assoggettamento a logiche non condivise, ognuno mantiene le proprie ragioni ma le mette in gioco insieme agli altri che ritiene più affini cercando di creare uno schieramento non solo vincente ma capace poi di rappresentare un vero progetto di governo del cambiamento. Se ci sono i termini dell’accordo allora ci sono anche le volontà e le possibilità reali di governo innovativo in caso di vittoria.
Io non ho partecipato a questa fase della vicenda, ma si è detto che il PD ha chiesto solo a Proposta civica di Palazzetti di apparentarsi, non anche a Nova, stranamente perché non risulta esatta la ragione addotta, ossia che lo statuto di Nova vieterebbe esplicitamente l’apparentamento. Se questa era la condizione, per proposta civica, seppure a fronte di una offerta di assessorati e di deleghe addirittura eccessiva, era evidente che apparentarsi senza Nova poteva risultare scelta azzardata per la consapevolezza di un elettorato di riferimento estremamente variegato, confluito in un progetto di cambiamento proprio perché estraneo allo scontro tra poli contrapposti.
Ma in caso di perdita, peraltro molto probabile, poteva significare per Proposta civica anche una scelta suicida: oltre a tradire il progetto di cambiamento fondato sulla rottura delle contrapposizioni frontali, ci sarebbe stato, come è stato autorevolmente sostenuto, il bel risultato della probabile esclusione dal Consiglio della sua candidata sindaco, e naturalmente la riduzione di Proposta civica a semplice appendice del PD. Di fronte a ciò la maggioranza degli aderenti a Proposta civica, dopo una lunga e molto approfondita valutazione, ha deciso che era molto meglio puntare sull’altra opzione, ossia una proposta di sostegno politico a Biagioli che coinvolgesse anche Nova. E io com’è noto ero d’accordo. Insomma, un progetto unitario delle forze di cambiamento, che a quel punto non sarebbe stato percepito né solo come un accordo numerico e di potere di per sé superficiale e improduttivo, ma come accordo politico serio, progettuale, programmatico e di metodo, sia per la composizione che per la futura azione di governo. Questo progetto è stato condiviso con la coalizione di Biagioli e con il PD. Tutta Proposta civica era d’accordo e Roberta Palazzetti ci ha lavorato con tutta la determinazione possibile.
Come è stato già abbondantemente spiegato, questa strategia è saltata perché nella notte di venerdi Nova a maggioranza ha deciso di ritirarsi da un accordo che fino alla sera sembrava fatto. Tutti i protagonisti sanno che le cose sono andate così. Tutti, credo, si renderanno conto che ogni soggetto non ha solo il diritto ma il dovere di fare ragionamenti politici e scelte di senso e di coerenza. Ora qualcuno dovrebbe perciò spiegarmi dove stanno i minimi fondamenti delle accuse di ogni tipo che dagli ambienti PD sono venuti a Proposta civica, alla sua candidata sindaco, ad altri esponenti e in particolare a me.
Io so naturalmente che cosa muove l’astio di alcuni/e che popolano la fauna politica orvietana e sono dispiaciuto che li disturbi la mia sola presenza e qualunque cosa io faccia, ma questi sono problemi loro, che io non posso risolvere. Insomma, da tempo ci provano, ma finché potrò cercherò di non accontentarli. Però anche a loro dico, oltre soprattutto a chi fosse disposto a farsi da loro influenzare, che il malanimo li rende perfino ridicoli. Come si fa, infatti, a pensare che una mia opinione (ripeto, una mia opinione), di uno che non era nemmeno in lista, possa essere stata la causa determinante di una decisione necessariamente collettiva!? Mi si attribuisce un potere di convincimento che francamente, se fosse vero, lungi dal rendermene orgoglioso mi spaventerebbe. Ovviamente è una scemenza.
Però c’è di più. È stata messa in giro la favola che io avrei impedito (sic!) l’apparentamento (che qualche mente ha elevato a mito, come assimilato alla via dei miracoli) perché dalla destra mi sarebbe stata promessa la candidatura alle prossime regionali. Ovvia la genialità della trovata: Perché Barbabella si è detto contrario all’apparentamento? Ma perché lo hanno allettato con quella promessa, suvvia!. Geniali davvero, avranno pensato: noi sappiamo come sono andate le cose, una serie di errori dall’inizio alla fine (forse il più grave, il reiterato tentativo di far ritirare Palazzetti), come facciamo a salvarci e passare da vittime di un complotto? Come sempre, attribuire ad altri le proprie responsabilità. Solo che per la smania di strafare hanno esagerato. Basta infatti farsi una domanda: ammesso che qualcuno ci abbia pensato, possibile che abbia ritenuto Barbabella talmente tonto da fidarsi di una promessa così lontana, aleatoria e improbabile? Questo mi disturba davvero: pensare che qualcuno mi abbia potuto ritenere così tonto.
Naturalmente è stata tirata in ballo anche la favola che sarebbe proprio del civismo ballare, nel senso di passare da una parte all’altra a seconda delle convenienze. Qui per amore di precisione si potrebbe ricordare che normalmente chi rimprovera agli altri di ballare è qualcuno che ha ballato così tanto che alla fine dovrebbe essersi perfino stancato. Ma non ne vale nemmeno la pena. Il civismo serio, moto diverso dalle liste civiche di comodo, quelle che mascherano formazioni di partito, è quello che mette al primo posto gli interessi di comunità e si allea, quando appunto lo ritiene utile, con chi ritiene essere più affidabile per tutelare tali interessi sulla base di precisi accordi e scelte programmatiche e di metodi di governo. Non dunque formazioni antipartito, ma solo antiideologiche, ossia rifiuto di schierarsi in modo aprioristico, non essendoci evidentemente un diritto divino di comando. Se non basta Orvieto, ci sono elaborazioni, esperienze, documentazioni che testimoniano che cos’è il civismo serio a tutti i livelli. Se uno poi trova che l’unica dimensione della politica sia il partito tradizionale, comunque e dovunque, ed è contento, noi tutti siamo contenti per lui.
Ma torniamo alla favola dell’apparentamento. Io non mi dispiaccio tanto per la mascalzonata in sé, diffusa da persone tutte interessate per qualche motivo, tanto meno delle ricostruzioni in stile servizi segreti sovietici o DDR, quanto piuttosto di persone perbene che ci possono cascare in un clima politico in cui si cerca il consenso con le insinuazioni gratuite, le falsificazioni di realtà più smaccate, fino alle sparate demenziali. Forse perché memori del diffuso gesuitismo con il motto “calunniate, calunniate, qualcosa resterà”. Mi permetto di invitare i professionisti della falsificazione e del complottismo a dismettere le ostilità che, per l’illusione di fare danni agli altri, fanno soprattutto danni a loro stessi e purtroppo alla vita della città. Siamo purtroppo ancora piuttosto lontani dall’accettazione e dalla pratica dei principi e delle regole della democrazia liberale. Un guaio che inibisce il progresso.
Dunque penso che il compito delle persone responsabili oggi sia proprio lavorare per un’inversione di clima. Spetta a tutti noi, e io, come ho sempre fatto, mi adopererò per quello che posso perché questa inversione ci sia. Ma spetta soprattutto ai protagonisti. Non ho dubbi che lo farà Roberta Palazzetti. Voglio sperare che vi si dedichi Stefano Biagioli. Lo deve fare per il suo ruolo istituzionale Roberta Tardani.
In particolare a lei, sindaco rieletto, spetta dimostrare di aver capito che la città è resa debole proprio dalle chiusure e dalle lotte intestine di breve e lungo periodo, e che i problemi gravi di cui soffrono la città e il territorio non richiedono arroccamenti ma collaborazioni, lotte comuni, dedizione al bene di tutti, qualità e lungimiranza, e non culto degli interessi particolari, così allettanti al momento e così deleteri per il futuro. Poi come sempre, a ognuno le sue scelte libere.
Franco Raimondo Barbabella
Libero cittadino di Orvieto