Mentre la civitas politico elettorale di Orvieto dibatte sula Manifesto della comunicazione non ostile, un po’ come i saggi discutevano sul sesso degli angeli con Costantinopoli occupata, a Terni gli architetti Marchetti e Franke, dell’Associazione dell’archistar Mario Ridolfi, presentano al presidente della Giunta Regionale dell’Umbria on Tesei “due ipotesi progettuali per il nuovo Santa Maria di Terni, una che valuta l’edificazione di una nuova struttura sul sedime dell’esistente per 515 milioni, l’altra un ampliamento di valore stimato di circa 300 milioni”.
Questa visone progettuale è comunque ancorata ad un presidio di Terni su Terni per Terni, come dire ternanocentrica, senza alcuna contestualizzazione con la funzione sanitaria regionale ed interregionale di sistema, incapace di per sé di superare il perimetro geografico della città e senza interrelazione con tutto il mondo di confine e le sue esigenze di integrazione tra territorio e spedalità di alta specialità.
È evidente, al contrario, che l’esigenza di una risposta di sanità ospedaliera di bacino vasto non potrà escludere una valutazione più realistica, prudente ed economicamente traguardabile relativamente all’area narnese di Cammartana, territorio assolutamente ternano de facto, evitando ipotesi progettuali che prevedano due ospedali contermini ma un unico plesso di bacino, collegato tuttavia funzionalmente ad altra realtà tanto accantonata quanto strategicamente essenziale di Orvieto, snodo sanitario logistico di primaria importanza per l’Italia mediana, in grado di integrare territorio ed alte specialità, riabilitazione e DEU di secondo livello ivi ancorata, all’interno di unico sistema di governo e superamento di ostacoli comunicativi ed operativi costituiti dall’ormai obsoleta esperienza frenante dell’autonomia dell’attuale azienda ospedaliera di Terni.
Una integrazione funzionale di sistema dunque, per la realizzazione di una sanita’ effettivamente fruibile ed universalistica di elevato livello di carattere interregionale. I segnali paiono invece andare in senso opposto con Terni che insiste su Terni, Narni su Narni ed Orvieto bella addormentata nel bosco, con una Regione che vuol gattopardescamente cambiare tutto per non cambiare nulla. Dobbiamo, invece, con coraggio trasversale e condiviso, aprirci ad un nuvo modello di PSR, che saremo chiamati a discutere alle prossime elezioni regionali, quelle vere per la sanità e la sua gestione, con i nuovi sindaci non piu’ questuanti “impossibili infiniti al ritmo dell’orologio” per dirlo con Lorca, ma vigili attenti oltre i piccoli egoismi d’aia, per una riforma di sistema che tutti interessa, indipendentemente da schieramenti ed appartenenze, a salvaguardia della salute di noi cittadini d’Umbria e di Orvieto.
Stefano Moretti
Socialisti e Liberali per Orvieto