di Dante Freddi
(Prego chi si accinge alla lettura di dare uno sguardo ai due precedenti interventi riportati a piè di pagina)
Ma cosa aspettiamo che ci facciano ancora, che cosa devono rubarci, quanto ancora ci devono prendere per i fondelli, consapevoli della nostra predisposizione alla “servitù volontaria”? Sfruttano questa debolezza per totale mancanza di stima negli elettori, tutti, tutti considerati beoti da manipolare.
Scrive Michel de Montagne, amico fraterno di Étienne del la Boétie, che «Si erano accorti che c’erano tra noi uomini sazi e ingozzati di ogni sorta di beni di lusso, mentre altri stavano a mendicare alle porte, sbranati dalla fame e dalla povertà; e trovavano strano che quelli, così bisognosi, potessero sopportare una tale ingiustizia; che non prendessero gli altri per la gola o appiccassero il fuoco alle loro case (Michel de Montaigne-Saggi).
Più vicino a noi, Quentin Tarantino, nel film Django Unchained fa dire al suo protagonista «Ho passato tutta la vita proprio qui nella piantagione, a Candie, circondato da facce nere. Nel vederle tutti i giorni, uno dopo l’altro, mi chiedevo sempre una cosa: ‘Perché non ci ammazzano?’». E noi qui, in continuità, pronti a subire la classe dirigente che ci impongono, lamentandoci della Sanità, del Lavoro che non c’è e di quello povero che c’è, delle ingiustizie ingoiate, delle difficoltà che ostacolano la nostra felicità e perfino la nostra serenità.
Certo, non sono tutti uguali e queste elezioni che ci pongono di fronte alle amministrative e alle europee impongono il confronto con persone totalmente diverse, da quelle di apparato, che difendono posizioni di partito e di cordata, a sinceri e appassionati candidati, che meritano fiducia e possibilità di incidere nella nostra vita quotidiana. Aiutiamo quest’ultimi, se riteniamo che siano persone credibili e capaci, ci conosciamo tutti, sappiamo farlo. Svuotiamo partiti e gruppi che stanno lì per loro, ci conosciamo tutti, sappiamo individuare chi non persegue il bene della comunità ma soltanto quello suo o del suo partito e del suo gruppo, che non si chiamano idee ma interessi. Ci conosciamo tutti, a Orvieto e nei paesi, sappiamo farlo.
Alle elezioni europee non ritiriamo la scheda e dimostriamo che politicanti e comunicazione di partito e di parte non ci hanno sottomessi, che abbiamo deciso di uscire dalla nostra condizione di “servitù volontaria” e testimoniamo che questo è soltanto il primo passo verso una democrazia sostanziale, che raggiungeremo iniziando a togliere il potere a questa classe dirigente . Su Facebook ho letto la presentazione di un ragazzo che si candida a Orvieto in una lista civica autonoma, come sono a Orvieto quella di Palazzetti e quella di Conticelli. Lì è il sentimento che dovrebbe muoverci in questa fase di rottura, lì è quanto serve per poter costruire progetti da confrontare e da scegliere e da tradurre poi in azioni, quando sarà possibile ricomporre la nostra democrazia. Dice questo prezioso giovane presentandosi: «… credo si possano superare le diversità in un
progetto condiviso. All’interno (dell’associazione ndr) convivono idee, esperienze e sensibilità differenti, è stato bello scoprire che se l’obiettivo è il bene comune si può fare strada insieme, al di là dei pregiudizi.”
Parliamone.
Qui la prima parte del ragionamento: https://orvietosi.it/2024/04/senza-un-cambiamento-rivoluzionario-non-produrremo-risultati-soddisfacenti/
Qui la seconda parte del ragionamento https://orvietosi.it/2024/05/non-andiamo-a-votare-svuotiamo-il-potere-e-lunica-rivoluzione-non-cruenta-possibile/