di Renato Piscini
Una volta sì, sono concorde con quanto scritto da Dante Freddi e altri sui social in questi giorni, antecedenti il momento elettorale, per l’argutezza dei pensieri e per aver centrato il caso Orvieto. Solo un sussulto culturale e un nuovo senso civico di questa comunità può condurci verso il futuro e un sentiment diverso dal solito impasse che oramai ci incatena da diverse legislature.
Solo uomini e donne forti e coraggiosi possono intraprendere il cammino. Segnali ve ne sono ma purtroppo frenati da commistione di vecchi schemi e uomini che si sono incuneati nel nuovo approfittando della distrazione dei nuovi attori, in alcuni casi per inesperienza in altri per convenienze. La crisi dei partiti ha favorito questa commistione, cosi come l’eccessivo civismo, evidenziando un ambito di proposte sinergiche ma disarticolate, allo stesso tempo, per troppo protagonismo e retroguardia di visioni.
La riproposizione del nome, in vari slogan, Orvieto fa riscontro e simmetria con il famoso Progetto Orvieto di riferimento partitico, e alcuni stralci programmatici si affiancano, se non altro per argutezza, con quello di allora. Tutto sta agli attori propositori, una volta eletti, farne realtà. Altro ammonimento riguarda i cittadini che una volta per tutte votino non per interesse o per pancia ma per aver individuato la vera alternativa per loro e le nuove generazioni.
Il fatto di aver voluto giocare la partita elettorale dall’interno, ovvero estrapolando le candidature ancora una volta dalla città, può essere un limite ma se prevarranno le poche idee rivoluzionarie si potrà lo stesso raggiungere il risultato. La riproposizione del già visto sta nelle cose ma ad esclusione dell’aver fatto funzionare la macchina amministrativa non evidenzia quel valore aggiunto da mettere in campo per essere protagonisti.
Le elezioni dovranno essere non una occasione di cambiamento ma un cambiamento reale. Dobbiamo riscontrare una identità, una discontinuità, e essere una eccezione d’epoca. Spero sarà possibile e accettabile concedersi la libertà di sperare, forse di sognare il risultato, certo sta agli elettori determinarlo.