“La libertà è partecipazione” è il ritornello di una famosa canzone di Giorgio Gaber. Eppure, negli ultimi anni assistiamo a un sempre maggiore declino di partecipazione che si è sostanziata in un atteggiamento critico e di sfiducia da parte di molti cittadini verso il sistema politico, i governi e i partiti. Nova Civitas, percorso su “Fede e bene comune”, riflette su questo argomento che rientra nel tema della 50° Settimana sociale dei cattolici 2024 “Al Cuore della Democrazia, partecipare, tra storia e futuro”.
La Road Map della settimana sociale ha portato Nova Civitas a chiedersi come la democrazia possa essere mantenuta in “sana e robusta costituzione”. Un argomento complesso e fondamentale che si è voluto approfondire con l’aiuto di Don Gianni Fusco, docente Lumsa e consulente ecclesiastico UCID giovani nonché da molti anni amico di Nova Civitas in un incontro intitolato “Il ruolo dell’opposizione nella democrazia”.
“Per avere una democrazia sana un aspetto fondamentale è avere un’opportuna opposizione. – queste le parole di Suor Maria Luisa Gatto a introduzione dell’incontro. – Ma cosa significa fare una buona opposizione? Un’opposizione basata sul chi grida di più, su chi accusa, su chi è bravo a fare lo sgambetto, su fare il bastian contrario per partito preso, un opporsi magari a cose difese se fosse al governo, è questo fare opposizione? è questo che vogliono gli elettori? non è forse questo uno dei motivi della disaffezione alla politica? dove sta la ricerca del bene comune?”. Nel rispondere Don Gianni Fusco ha sostanziato di significato ogni termine in gioco: cosa significa quindi, “democrazia”, “maggioranza”, “minoranza”, “opposizione”?
La democrazia matura, ricca di oltre 2500 anni di storia, rappresenta negli ordinamenti occidentali moderni il diritto giuridicamente riconosciuto per tutti i cittadini di partecipare alla vita politica. Affinché la democrazia possa dirsi davvero tale, tuttavia, deve avere non solo una maggioranza costituita capace di prendere decisioni finalizzate al bene comune, ma a tutela del suo stesso funzionamento, deve prevedere anche un’opportuna opposizione. Essa non corrisponde semplicemente alla minoranza costituita dai gruppi e partiti che non hanno raggiunto il quorum necessario a governare, ma rappresenta un vero e proprio diritto riconosciuto a livello costituzionale che garantisce che le diverse minoranze possano proporsi in alternativa alla maggioranza attraverso proposte diverse. In tal modo se non esiste opposizione la democrazia è incompleta, fasulla, non funziona, perché non c’è nessuno che sia pungolo e garante delle giuste pratiche politiche attraverso le quali raggiungere il bene comune, che dovrebbe essere sempre comunque l’obiettivo delle diverse componenti politiche.
Il luogo “politico” in cui questa dialettica si concretizza è il Parlamento, organo costituito dalla maggioranza che rappresenta la metà più uno degli aventi diritto, e dalla(e) minoranza(e) che propongono opposizioni o entrano in diversi rapporti con la maggioranza, a seconda delle decisioni da prendere. In tal senso la maggioranza può articolarsi in più modi nel corso della legislatura, può ad esempio essere “di governo” o decisionale, così come possono esistere molte opposizioni. Il modo in cui si definiscono maggioranza, minoranza, opposizioni dipende dalla legge elettorale che un ordinamento si dà, per cui, ad esempio, si può parlare di bipartitismo, in tal caso la maggioranza corrisponde ad un solo partito che raggiunge il quorum per governare (lo sono gli Stati Uniti e, fino ad un certo momento storico, l’Inghilterra), o di bipolarismo quando si costituisce la maggioranza all’interno di un accordo tra una pluralità di partiti.
L’opposizione ha doveri da assolvere ma anche diritti tutelati per legge. Tra questi, ad esempio, il cosiddetto “antiribaltone”, per altro a volte aggirato dalla costituzione di governi tecnici, che impone laddove la maggioranza decada di non crearla un’altra, imponendo di tornare alle elezioni. Forme particolari di opposizione sono anche i cosiddetti “governi ombra” ispirati alla tradizione della Shadow cabinet anglosassone. Si tratta, cioè, di veri e propri governi formati dal primo partito perdente, volte a vigilare e spingere la maggioranza su alcune decisioni ritenute (o meno) al servizio della realtà sociale. L’Italia rappresenta dal Dopoguerra un esempio concreto di quanto detto. Le varie leggi elettorali hanno visto in gioco le diverse dinamiche tra maggioranza, minoranza, opposizione, per cui, la legge proporzionale ha favorito la formazione di coalizioni tra partiti diversi, durante la c.d. Prima Repubblica, sostituite da forme di bipolarismo orientate alla leadership con leggi a carattere maggioritario, con una distinzione più netta fra due poli opposti.
A conclusione Suor Maria Luisa ha sottolineato come l’incontro abbia arricchito i partecipanti della consapevolezza di “avere a cuore il ruolo non solo della maggioranza di governo ma anche dell’opposizione, che è l’anima stessa della democrazia”. Parafrasando una frase di Aristotele per cui “Si trova necessariamente in una condizione migliore per giudicare colui che ha ascoltato le ragioni opposte, come in un processo” si può dire che la dialettica con una sana opposizione è la base di una democrazia che voglia dirsi veramente tale. (Valeria Cioccolo)