Ricordiamo perché l’8 marzo non è una festa. Il movimento di moltissime operaie negli Stati Uniti che denunciarono le condizioni disumane di sfruttamento del lavoro e di discriminazione intorno agli inizi del ‘900, fu scatenato da un episodio che la narrazione storica a causa di mancanza di fonti non lo attribuisce a quel giorno, ma noi vogliamo ricordarlo: nel marzo 1908 le operaie della Cotton, un’industria tessile di New York, iniziarono a scioperare contro le loro disumane condizioni lavorative e lo sciopero durò fino a quando, l’8 marzo, il proprietario della fabbrica, un certo Johnson, dopo averle rinchiuse in essa, barricò tutte le uscite.
Anche se questo episodio è considerato più una leggenda che un fatto storico accaduto in quel giorno, per noi, invece, è la rappresentazione simbolica, ma anche reale, guardiamo ai roghi delle streghe avvenuti dal 1300 al 1700 d.C., della condizione delle donne. Sottomesse e violate: i nostri moti di ribellione soffocati e mistificati.
Il Centro Antiviolenza “L’Albero di Antonia” di Orvieto aderisce alla rete nazionale “Nonunadimeno” che ha lanciato lo sciopero dopo l’enorme manifestazione del 25 novembre, con più di mezzo milione di persone in piazza, contro la violenza patriarcale in tutte le sue forme. Riportiamo l’appello della rete “Nonunadimeno” che sosteniamo pienamente:
“Vogliamo opporci al Governo che tratta la violenza maschile sulle donne e di genere come problema securitario. L’irrigidimento del Codice Rosso è un’operazione che ripropone un approccio emergenziale e punitivo senza agire sullo scardinamento dei meccanismi che riproducono la società patriarcale.
[…] Lo vediamo nelle misure del Governo che estende i contratti precari, in un paese in cui gli stipendi medi riferiti all’inflazione non aumentano da 20 anni.
Lo vediamo nell’erosione del welfare e nello smantellamento e privatizzazione del Servizio Sanitario Nazionale, nella chiusura dei consultori pubblici e nello sgombero di quelli autogestiti, nella cancellazione del reddito di cittadinanza la cui platea era a maggioranza femminile, nella costante precarizzazione abitativa, nella difficoltà di accesso ai servizi e nel sovraccarico del lavoro di cura gratuito e malpagato che pesa soprattutto sulle donne […]
[…] Lo vediamo nelle politiche sessiste e razziste per la natalità del Governo, che spingono le donne “bianche e italiane” a fare figli per la patria, quando una madre su 5 è costretta a lasciare il posto di lavoro dopo il primo figlio non riuscendo a conciliare ritmi familiari e lavorativi, mentre le famiglie omogenitoriali vengono discriminate e attaccate. […]
[…] Scioperare contro il patriarcato significa scioperare contro la guerra come espressione massima della violenza patriarcale, e rifiutare le politiche di guerra che si fanno sempre più pervasive nelle nostre società. Lo abbiamo visto con lo scoppio della guerra in Ucraina, che ha intensificato un’ideologia nazionalista e militarista dell’ordine e della disciplina che rafforza le gerarchie di genere, e che reprime e mette a tacere le nostre lotte.
Scioperare contro il patriarcato significa reclamare l’immediato cessate il fuoco su Gaza per fermare il genocidio, la fine dell’apartheid e dell’occupazione coloniale in Palestina”.
È importante ricordare oggi, ma andrebbe fatto ogni giorno che l’origine delle guerre ha radici profonde, legate ad una cultura patriarcale che fa della forza di un popolo la capacità di controllare, sopraffare e distruggere altri popoli. Dominare territori, sfruttare la terra fino al midollo, guardiamo alle politiche estrattiviste, sono tutti elementi che appartengono alla cultura patriarcale.
Interroghiamoci.
Scioperiamo, inoltre, per l’abominevole fenomeno mediatico creato sul corpo di Giulia Cecchettin che invece di portare l’attenzione sulla problematicità dei casi di femminicidio che in Italia continuano ad aumentare sia di numero che per l’efferata violenza, ha generato opposizioni pro- contro patriarcato in una dialettica binaria e polarizzata. Con la conseguenza di neutralizzare i movimenti femministi, ridicolizzandoli e depotenziandoli.
Domandiamoci cosa guardano le nostre figlie ed i nostri figli, cosa osservano in questo mondo mediatico che strumentalizza il dolore rendendolo pornografico. Venerdì 8 marzo parteciperemo all’iniziativa dedicata alle donne palestinesi organizzata dal Coordinamento Orvietano per la Palestina, prevista alle 17.30 presso lo Spazio Sociale Bi.Pop a Sferracavallo.
L’Albero di Antonia
Associazione di Promozione Sociale
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