Una storia dai sapori antichi, un viaggio che parte da lontano. Precisamente dalla Selciata del Tamburino e arriva fino a Canonica. Una storia di tradizioni, usi, costumi, sentimenti. Quelli veri, autentici, quelli che si tramandano di generazione in generazione, conquistano cuori, si insediano nell’anima e lì rimangono, crescono e si evolvono. Avvolta dal profumo di terra e di legna che brucia nei camini, c’era una piccola trattoria che sembrava uscita da una fiaba. Un luogo dove il tempo sembrava si fosse fermato, dove i sorrisi erano genuini e dove i sapori avevano il potere di risvegliare ricordi sepolti nel profondo dell’anima. E’ la storia di una trattoria di campagna, “Osteria dalla Cecilia”, così si chiamava. Un luogo che ha visto nascere e crescere generazioni di famiglie, che ha accolto molti orvietani, contadini, lavoratori, cuori affamati che dall’Alfina scendevano a piedi per raggiungere il mercato ad Orvieto e, nel cammino, si concedevano una sosta in osteria accolti dalla signora Cecilia.
Lì, tra le pareti di pietra e i tavoli rustici, è nata una famiglia e un legame profondo con la terra. Le stagioni sono passate, portando con sé le loro sfide e le loro gioie, ma la trattoria, per decenni, è rimasta immutata nel suo spirito accogliente e familiare. Ogni giorno, la cucina della trattoria si animava di attività febbrili: il suono dei coltelli che tagliavano verdure fresche, il profumo avvolgente di spezie che si diffondeva nell’aria e il sibilo del pentolone che bolliva sul fuoco. Era un balletto frenetico di sapori e di aromi, un’armonia perfetta che si trasformava in piatti caserecci che raccontavano storie di terre lontane e di tradizioni secolari. A portarla avanti è stata la signora Cecilia e poi la nuora, Italia, fino agli anni Settanta.
E’ qui che si intrecciano le storie dell’osteria con l’azienda agricola dell’Alfina. Sì perché dopo la chiusura dell’osteria, un altro capitolo si è aperto nella vita di Giuseppe Achilli, figlio di Italia. La nascita di Alessandro a cui il padre, sebbene provenisse da tutt’altro tipo di attività lavorativa, ha da subito trasmesso l’amore per la terra, comprandogli un piccolo vigneto antico con alberi “stucchio” (testucchio o acero campestre dove venivano legati i tralci della vite in modo da svolgere la funzione di tutore vivo) nella campagne di Canonica, a pochi passi da Orvieto. Da qui, anno dopo anno, Alessandro, un giovane dotato di visione e determinazione, ha acquistato nuova terra gettando le basi dell’Azienda Agricola di Alessandro Achilli, producendo, inizialmente solamente vino. Guidato dalla saggezza dei suoi predecessori e dalla sua stessa creatività, ha quindi allargato l’orizzonte dell’azienda agricola, ampliando la produzione di vino e introducendo quella di birra artigianale con BirrAlfina. È un omaggio alla terra che lo ha cresciuto e alla sua visione di condividere con il mondo i frutti del lavoro duro e dell’amore per la natura.Ogni giorno, l’Azienda Agricola di Alessandro Achilli si anima di attività ferventi: le viti che si arrampicano sulle colline, le messi che danzano al vento e i frutteti che offrono i loro tesori al sole. È un ciclo senza fine di lavoro e gratitudine, di sacrificio e di ricompensa, che continua a tessere la trama di una storia che va al di là del tempo. Ma più di tutto, è la passione che brucia nel cuore di Alessandro e in quello della compagna di vita, Ilenia, che dà vita a questo luogo, che trasforma ogni grappolo d’uva e ogni chicco di malto in una storia da raccontare. È la sua determinazione a preservare le tradizioni, a rispettare la terra e a condividere la bellezza e l’abbondanza della campagna con il mondo intero. Ora, Alessandro, per omaggiare il padre, scomparso qualche anno fa, ha deciso di condividere un momento significativo nella storia dell’azienda.
Da oggi, martedì 19 marzo, giorno della Festa del Papà, giorno in cui si festeggia San Giuseppe, l’azienda agricola prenderà il nome di “Tenuta San Giuseppe”, un tributo al padre grazie al quale è riuscito a dare vita a questa meravigliosa avventura. “La Tenuta San Giuseppe – spiega Alessandro – continuerà a portare avanti il nome di mio padre, mantenendo gli stessi alti standard di qualità e dedizione che ci hanno contraddistinto fin dall’inizio. Continueremo a coltivare i nostri terreni con cura e rispetto per la natura, producendo i migliori prodotti agricoli che la nostra terra può offrire. Siamo grati per il sostegno e l’affetto che la gente ogni giorno ci dimostra e siamo entusiasti di condividere questo nuovo capitolo della nostra storia”. E così, tra le vigne e i frutteti, tra i campi di grano e i ruscelli che scorrono dolcemente, Tenuta San Giuseppe inizia … o meglio, continua il suo viaggio, una testimonianza vivente della forza della tradizione e della bellezza della natura. (Sa.Simo)