di Renato Piscini
Vedo troppe amnesie, la storia non ci ha insegnato niente, c’è bisogno di una nuova centralità culturale, prima eravamo proiettati verso la cultura umanistica, ora c’è una adesione febbrile alla tecnologia fine a se stessa, ai social, al fatuo.Bisogna ricordare che la nostra città è il luogo dove conoscere l’origine , la storia, il significato del sapere e anche come orientarsi per una visione. L’arte di interrogarsi è più importante del già visto, della consuetudine, dei perchè inascoltati; bisogna scoprire e inventare il nuovo, attraverso appunto la storia, il passato, la memoria. Dobbiamo rifare il futuro.
C’è il problema del manico, di chi possa condurre questo risveglio, il peso specifico del nuovo che manca sia a destra che a sinistra. La campagna elettorale, già in essere, mostra deboli sussulti di umanesimo, di innovazione, di visione, di uomini e donne. Vacilla la destra, arranca la sinistra, si affacciano piccole valenze autoreferenziali, siamo al collasso della rinascita avvolti nella nebbia del sopito. I cittadini spaesati declamano dai luoghi di ritrovo o di approvvigionamento giornaliero apprezzamenti, distinguo, ripensamenti, lamentele, imprecazioni, paure, rassegnazione.
La democrazia falsata, la politica dell’istante ovvero occupazione delle menti, in attesa di un risveglio, come zavorra, si insinuano in città attraverso l’occupazione della cultura, del sociale, del quotidiano. Come a parlare del niente, i talenti occultati o dispersi nel mondo, con povertà di argomenti, di proposte, di novità. Destra e sinistra in capo detentori di tale status senza un effettivo consenso partecipativo occupano le scene senza avversari ad oggi. La politica del cinema che appassiona il populino ma non il popolo reale in una citta porosa che stenta ad uscire dal suo purgatorio. A destra si grida, a sinistra il silenzio assenso, appena indeciso il centro. Sarà o meno il caso di cambiare verso o affidarci al deus ex machina di turno! Intanto proviamo a cambiare le parole, il metodo, per superare l’apatia, la disaffezione, soprattutto la vecchia dinamica politica degli ultimi anni. Il Duomo è letteralmente un riferimento visivo indimenticabile per la straordinaria figurazione delle guglie, come braccia levate al cielo, nella narrazione può diventare il chiodo a cui appendere il filo che ognuno di noi ha assorbito fin dalla nascita per spingerci a pensieri e impegni più alti.