La vicenda dell’Intercity, che il 5 gennaio è arrivato ad Orvieto con 3 ore di ritardo, in queste dimensioni è certamente un fatto episodico ma è solo la punta dell’iceberg, sotto c’è un sistema che non funziona perché nessuno lo ha difeso, nonostante le promesse.
Ho letto con attenzione, unita a frustrazione, l’articolo di Pasquale Di Paola sulle enormi difficoltà del pendolarismo orvietano nonché i numerosi commenti, espressione di un disagio sociale che sta pericolosamente crescendo oltre alla disaffezione verso la città e il territorio: “e poi ci si chiede perché Orvieto si spopola” e ancora “ho scelto di vivere ad Orvieto 10 anni fa quando ancora era fattibile. Oggi non rifarei mai la stessa scelta … e mi trovo a sconsigliarlo categoricamente”. Sono commenti che dovrebbero far riflettere sul futuro della nostra Città.
Un buon collegamento ferroviario fa la differenza e rappresenta un valore per il territorio, lo rende competitivo rispetto ad altre aree del Paese. In molti hanno scelto di continuare a vivere ad Orvieto o di venire a vivere ad Orvieto e nei paesi limitrofi proprio in funzione dei collegamenti ferroviari che quotidianamente gli permettono di raggiungere il posto di lavoro o di studio.
Quotidianamente. E qui sta il punto, perché il disservizio episodico si sopporta, ma se accade ogni giorno o quasi incide sulla qualità della vita, impedisce le relazioni sociali, logora, crea stress correlato, inasprisce gli animi e alla fine fa dire “ma perché devo continuare a vivere qui?”. Chi può, infatti, va altrove, come dimostra l’emorragia di residenti ogni anno, e chi non può andarsene vive male.
Ora, pensare di risolvere il problema con un monitoraggio statistico è disarmante. Qui va fatto rispettare un Contratto di Servizio: per gli Intercity è quello sottoscritto per il periodo 2017-2026 fra Trenitalia, Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e Ministero dell’Economia e delle Finanze. Si chiama Servizio Universale degli Intercity, prevede un catalogo di treni, stabilisce l’acquisto di “tracce” (lo spazio temporale di utilizzo dell’infrastruttura ferroviaria) che devono essere difese dall’invasione dei treni Alta Velocità, anche di fronte all’Autorità di Regolazione dei Trasporti se necessario.
Analogamente per i treni regionali, c’è un contratto di servizio tra le Regioni e Trenitalia. E non c’è scritto da nessuna parte che se un treno Alta Velocità è in ritardo questo ritardo debba ripercuotersi sui treni regionali o Intercity. Perché sono i treni Alta Velocità che creano i problemi ai treni Regionali ed Intercity, frequentati prevalentemente da lavoratori e studenti. Lo dimostreremo nel corso di un incontro pubblico che organizzeremo nelle prossime settimane.
“Il miglioramento e potenziamento dei collegamenti ferroviari nord-sud sarà uno degli obiettivi del nostro programma” è scritto nel programma di questa Amministrazione uscente: ora, non è un giudizio di merito se diciamo che l’obiettivo è stato mancato. “Riprenderemo, inoltre, il progetto Alta Velocità Perugia-Roma … Faremo dell’Alta Velocità uno degli obiettivi della nostra amministrazione”, anche questo è scritto nel programma di questa Amministrazione uscente: altro obiettivo mancato.
Roberta Palazzetti – Proposta Civica