di Renato Piscini
Partendo dal fatto che nessuna disciplina può esistere senza esplorare il passato o senza valutare le caratteristiche culturali di un popolo, si può dire che la storia è il principio di ogni attività teorica, la psicologia collettiva è un metro di approfondimento, il costume conseguenza dell’esistenza. Tale fusione serve ad analizzare un popolo, una città, una comunità. Quanto sopra ci dà una mappa della nostra città, per meglio dire dei cittadini, dandoci una rappresentanza ad oggi negativa ovvero disincantata dell’esistente reale. L’obiettivo è quello di comprendere come scalfire il sistema che usiamo abitualmente e in quale contesto si delineerà il cambiamento.
Primo dato: la realtà del vivere Orvieto va oramai oltre le forme di governo qualunque sia, infatti l’irrilevanza dei leader che si susseguono è la palissiana; la dimensione da rimuovere con urgenza, per riprendersi dal sopito, è la demografia, che porta giovani e valenze culturali, ivi compresa l’immigrazione; compito altrettanto primario è stabilire cosa vuole la comunità per avere indipendenza per inseguire desideri e possibilità diverse, quindi sussulto reale dell’economia. L’assimilazione del sistema immigrazione è una condizione strategica, per determinare sfere di influenza verso il superamento del monoculturalismo senza estinguere l’originaria matrice. Quindi un sussulto culturale di immagine e di eventi sarebbe auspicabile.
Infine la strategia e la tattica per arrivare a questo afferiscono a campi diversi per portata e conseguenze. Uno di questi è l’essenza della politica vera e significativa per forme valoriali e per omogeneità di programmi, l’altra è l’ascesa culturale di una comunità laddove si riesce a coagulare spinte indigene ed esterne, ivi compreso il contesto geografico e la capacità della popolazione a rinnovarsi. Sistematicamente la globalizzazione interviene comunque e riflette negativamente o felicemente a secondo della dinamica in cui la comunità vive. Questo ci dice che bisogna cambiare passo, cittadini e protagonisti politici, abbandonando finalmente la continuità negativa degli ultimi 25 anni di legislatura, alternativamente di destra e sinistra, senza svolte di spessore.
Segnali ad oggi non ve ne sono, visto il ripetersi di candidature provenienti dal finora sopito e da campi in discontinuità da una parte e in crisi dall’altra. Un campo nuovo valoriale e culturale potrebbe affacciarsi! Sic et simpliciter!