di Renato Piscini
Il confronto apre alla vita riparando il destino del conflitto e la sua composizione. Il conflitto tra padre e figlio, tra capitale e lavoro, tra pulsazioni di vita e pulsazioni di morte, tra bene pubblico e egoismo privato, tra caratteri regressivi e caratteri progressivi. L’uomo, la bestia, la virtù. Ovvero l’animale umano. Si sta diffondendo sempre più una retrospettiva diversa, non antropocentrica, verso lo sfruttamento e l’assoggettamento sia esso fisico o mentale.
Il corpo di una donna, per esempio, è potente nel suo insieme; il sistema patriarcale vorrebbe amputarlo, sottometterlo, degradarlo, umiliarlo, amputarlo, venderlo, in quanto alcuni uomini sono intimiditi da quello che il corpo di una donna può fare, esprimere, attraverso una specie di gelosia maschilista incontrollata. Così come alcune donne sono in competizione con l’uomo espressione di forza maschile come operatività, come forza muscolare, come ruolo nel campo lavorativo.
Anche queste, invece di competere in silenzio, preferiscono attaccarlo, demolendolo nelle azioni, facendogli mancare l’appoggio, nelle sue aspirazioni, suscitandogli l’aspetto virile piuttosto che quello femminile. Allora come se ne esce? Con il potere della parola, della comunicazione, del confronto per raggiungere insieme la verità. Tutto questo non va rappresentato ne vomitato nelle tv o sui social, come sta accadendo da sempre in questi ultimi tempi, deve semplicemente ritornare nel quotidiano di ognuno, sia esso conflitto o confronto, attraverso la parola (in casa) lo scrivere (una lettera). Altresì riconvertendo gli schemi nel sociale, nella scuola, nella religione, nelle famiglie, nel lavoro, ricordando cosa vuol dire essere persone dalla storia, rispettando l’ambiente in cui agiamo e che ci hanno consegnato. Siamo ad un passo dal precipizio morale, dopo quello globale, riscopriamo una visione, affinchè ogni azione umana non faccia rumore ma storia. Mettiamoci la faccia