di Renato Piscini
Per una visione alta della politica l’agire di un partito non può essere finalizzato a schiacciare altri partiti o le loro visioni.La politica è di tutti e quindi bisogna agire ed essere eletti per rappresentare, oltre il partito, anche una comunità ovvero un collegio. Tornare alla politica, per dirla come Demarco del corriere della sera, per caricare di valore positivo l’attività politica che per ora è solo malessere. Insomma politica intesa come libertà di discussione sui temi, sulle istituzioni; da qui la perplessità sulle riforme costituzionali ed elettorali.
Cultura, politica, storia in quanto con la cultura si evitano determinismo e fatalismi, con la politica realista si creano istituzioni libere e non tecnocratiche, con la storia si crea futuro ovvero nuova storia. Quindi con il politicare si governa ma si costruisce anche una opposizione seria per curare finalmente i mali del Paese: cattivi governi, cattive amministrazioni. I valori dell’uomo e della politica sono venuti meno, allora torniamo uomini e guardiamo al nostro animo, al nostro bene comune per ritrovare la via.
Le classi sociali del Novecento sono state sventrate senza ricrearne delle nuove per fini distruttivi o devianze culturali di un sistema fino ad allora rassicurante. Riprendiamoci con la politica il futuro nostro e delle nuove generazioni; il prezzo di questo coraggio è cambiare verso; ci sono alcuni che lo stanno facendo per ridare il giudizio dei giusti. La riproposta dell’applicazione del riformismo, derubricando le considerazioni secondarie siano esse partiti, civismo o personalità autoreferenziali le quali, a discapito del diritto, professano ipocrisie, deve essere la strada.
Le piazze parallele dentro e fuori i partiti contribuiscono ad alimentare il rischio di un default non solo economico ma anche culturale sottraendoci il futuro. Se non conosciamo ciò che siamo rischiamo di saperlo da altri “come se non ci fosse un domani”. Basta con i leaderismi fine a se stessi e all’autoreferenzialità di turno, ripristino delle regole nei partiti, ripristino delle rappresentanze elettorali adeguate, coinvolgimento dei cittadini, concertazioni con associazioni e terziario, per avviarci a governi e istituzioni degne di questo Paese come nel passato. Basta riprendere le fila di quello che già c’è.