L’intelligenza artificiale è arrivata fino a noi. L’algoritmo matematico può sostituire l’essere umano nel costruire, gestire e controllare processi di interesse pubblico, persino un’ amministrazione comunale. Lo confermano le notizie che leggiamo sui mezzi di informazione. Si tratta di uno strumento multiforme, che sviluppando le possibili aggregazioni di numeri, calcola la migliore finalizzazione di interesse, infiltrandosi in qualsiasi campo di applicazione ad in ogni ambito, con predilezione particolare in quello politico.
Ai nostri occhi lo strumento si presenta con sembianze note: non cancella ogni riferimento storico, principio, appartenenza, militanza sbandierata e mantenendo la più fredda indifferenza abbatte, quando non riesce a modificarli, ideali e principi etici, fino a sacrificare alla sacra causa del risultato (per cui viene programmato), ogni caposaldo politico. È il nuovo che avanza o forse gli “avanzi” che cercano a tutti i costi di rinnovarsi?
Per quanti come noi, nati qui e vissuti qui, diventa obiettivamente faticoso, leggere, e prendere atto che finalmente oggi, dietro chissà quale illuminazione, sia improvvisamente chiaro, cosa sia necessario fare per la nostra città, per il nostro comprensorio, per le nostre persone. Perdonateci, ma è ancora più difficile condividere certezze che vengono palesate come inconfutabili sulla capacità, quasi onnipotenza di un leader, detentore di soluzioni pronto uso e preconfezionate per tutti i problemi atavici che ci portiamo appresso.
Un leader capace di intervenire radicalmente su una classe dirigente che a turno, da anni, si alterna sedendosi sopra scranni diversi, ma comunque nella medesima sala del palazzo.
Noi comunisti, di errori ne abbiamo fatti; ammetterlo non ci assolve ma per lo meno ci immunizza da qualunque accusa di ipocrisia e ci colloca con i piedi saldamente ancorati a terra, consapevoli che da un pantano, chiunque ci cada, o ci venga spinto, non esce immediatamente, senza faticare parecchio e senza doversi sporcare, e non solo le mani.
A quanti in questo momento mostrano di avere in tasca le soluzioni alle criticità del sistema sanitario, dei trasporti, dei rifiuti, dell’ambiente, del rischio idrogeologico e con parole nuove cercano di rendere diversi e praticamente già risolti i problemi dello spopolamento, dell’assenza di una visione di futuro per i giovani, dell’abbandono di settori vitali come l’agricoltura e dell’artigianato, del turismo “fuggi e fuggi”, dello scollamento tra palazzo e periferia e non certo per assenteismo dei cittadini, vogliamo solo dire:
Mentre la situazione precipitava fino a raggiungere il livello attuale, quelli di voi che da anni sono radicati nel Palazzo, perché le soluzioni che oggi sembrano scontate, praticabili e di sicuro effetto, non le hanno tirate fuori e fatte valere non timidamente prima ?
Quale stima e considerazione avete della capacità, del senso del dovere, dell’intelligenza, del ruolo di delegato per conto delle persone, riferita ai vostri e nostri concittadini, se ancora vi ostinate a sostenere che per i mali di Orvieto l’unica cura è un medico esterno? Noi, non abbiamo soluzioni per tutto e non abbiamo tutte le competenze necessarie, non abbiamo ambizioni e ci siamo sempre confrontati sulle cose da fare, tra quelle che si possono fare e sempre senza anteporre condizioni o cambiali, che invece ci sono state spesso presentate.
Abbiamo chiesto inutilmente di anteporre a quello o troppo spesso quelli personali, l’obiettivo del bene comune, con l’esito che si può vedere. Crediamo alle intelligenze orvietane, ovviamente quelle umane, ma non vendiamo sogni o fumo, solo le idee che abbiamo (chiare). L’ abbiamo dimostrato, non davanti al microfono dei giornalisti o nelle querelle, non certo all’occorrenza e con la bandiera più di moda di fronte ad ogni tornata elettorale, l’abbiamo gridato nelle piazze, nei cortei, dentro e davanti ai palazzi del potere, e sempre in mezzo, mai al di sopra delle persone, che le conseguenze le pagano direttamente e di tasca loro.
È a queste persone che dobbiamo dare risposte serie e concrete. Non vogliamo una squadra che ogni anno retrocede, alternando solo il capitano e non quei protagonisti che puntualmente litigano per la maglia di centravanti. Vogliamo giocare un altro campionato. Nel nostro “ Campionato”, più volte abbiamo “invitato”, forze politiche, movimenti, e società civile ad aprire un percorso che si può fare dentro e fuori dai partiti, per dare alla nostra città di Orvieto una nuova luce. Molti si sono “affacciati”, altri invece hanno scelto la strada più semplice: ripresentare con formule diverse lo stesso paradigma, utilizzato a decenni.
PER NOI LA POLITICA deve essere vista come servizio al cittadino e non come gestione del potere, lavorando nei nostri territori, al fine di creare una comunità inclusiva che parla al noi e non all’io: una società per i molti non per i pochi. Una società che si evolve solo se guarda al futuro, verso le nuove generazioni, sempre più distanti e disilluse dalla politica; mettere al centro i giovani e le loro esigenze.
METTERE AL CENTRO IL BENE COMUNE: Sanità, Lavoro, Ambiente/Agricoltura, Giovani e Spazi di aggregazione saranno le nostre priorità.
Ribadiamo il nostro invito che non è un semplice slogan: “Usciamo fuori” . Ci rivolgiamo ai tanti e alle tante persone, che negli ultimi anni si sono defilati e “arresi”, alle altre forze politiche, movimenti, associazioni: serve il vostro contributo per invertire la partita e giocare un campionato dove tutti potranno avere le stesse possibilità.
“NOI CI SIAMO”.
PCI Orvieto