di Roberto Pace
Luca Chioccia sta bene e, tra qualche giorno, potrà tornare a vendere macchine che è il suo mestiere. E’ una bellissima notizia, dopo l’uscita di strada che ha tenuto in apprensione qualche migliaio di spettatori assiepati sopra il bivio di Osarella. Il giovanotto, a riposo precauzionale per l’infrazione a una costola, riassume così quanto accaduto: “In uscita dalla esse credo abbia perso aderenza il retrotreno. La macchina è andata fuori traiettoria finendo per <baciare> il terrapieno sulla sinistra”. Un bacio rivelatosi troppo appassionato, con inevitabile ripercussione sulle gabbie: quella interna alla vettura e l’altra, toracica del povero Luca.Quanto successo è stato uno dei pochi nei, se non l’unico, di una due giorni di gara meravigliosa. Con riprese televisive eccellenti, molto particolare quella con il drone da far sembrare un autodromo vero la zona partenza, immersa nel verde dell’Umbria, piloti “gasati”, anche per l’approccio alla gara con la presentazione sotto il Duomo illuminato, macchine qualitativamente superiori alle precedenti edizioni. Poi il pubblico, numeroso per numero di presenze, paragonabili solo a quelle della prima edizione (1966) che portò tutta Orvieto tra Sangiorgio e Colonnetta di Prodo. Un’organizzazione esemplare elogiata, a più riprese, dai piloti saliti sul podio che non hanno mancato parole di apprezzamento al tracciato, fra i più tecnici e spettacolari dello stivale italico.
Non ultimo, un fuori quota, l’impegno con il quale i piloti, che arrivassero dalla Carnia o dalla punta estrema della Sicilia come, altrettanto dalla splendida Sardegna.Ha vinto, rispettando le previsione, il campione dei campioni, quello con una marcia in più riconosciuta da tutti gli avversari, ammirato e rispettato come si conviene a una bella persona. E’ mancato il record, ma solo perché il protrarsi della gara ha provocato l’abbassamento della temperatura dell’asfalto Per il secondo posto è stata lotta fino all’ultimo decimo. L’ha spuntata Franco Caruso, davanti a Giancarlo Maroni, pilota giovane e in crescendo.
Come dimenticare Danny Zardo, stavolta su una Giada storica dalla quale ha spremuto tutto e di più.
Il cronometro, giudice inappellabile, ha contraddistinto tutte le gare, o quasi, delle altre categorie, pronto a rovesciare, spesso, il risultato da una gara all’altra. In bella evidenza i giovani, che si prenotano protagonisti per le cronoscalate del futuro. Qualcuno è già da podio sul gradino più alto. Marco Nicoletti, nisseno doc, papà ex pilota e mentore, soli diciannove anni è uno fra questi. Ma parecchi over non sono stati da meno. Gli orvietani in gara hanno fatto, tutti, del loro meglio.
Filippo Ferretti, dopo una seconda manche di prova che aveva fatto sorgere qualche dubbio, ha stampato una gara 1 meravigliosa, migliorando di quasi sette secondi il suo tempo migliore. Togliendo, circa, un secondo a chilometro, ha fatto ciò che riescono a fare i “grandi”. Bravo. Michele Fattorini, in cuor suo, aspirava a qualcosa di meglio. Ma, ormai, i motori aspirati si vanno relegando in un angolino, sovrastati dai turbo. Già le precedenti esperienze, con alla guida Domenico Scola della stessa vettura, lo avevano dimostrato. C’ha messo qualcosa del suo, riuscendo a inserirsi nella top ten.
Un Andrea Bonifazi, veramente raggiante, è salito sul gradino più alto del podio. La concorrenza c’era, altrettanto agguerrita. Pistaiolo, in prestito alle salite, è stato veramente bravo. Come, bravissimo, è risultato Mirko Schiavo. Secondo in una classe molto agguerrita. Un segnale davvero incoraggiante. Che dire di Riccardo Trippini. Prove di studio, eccellente in gara, sul secondo gradino per un nonnulla. Restiamo in famiglia per congratularci con il padre, Giancarlo, che oltre a disputare una buona gara, ha pure avuto l’idea di disegnare un grosso “50” sulla sua vettura, a ricordo dell’anniversario della Castellana.
Rimanendo fra gli “anta”, fa davvero piacere il podio conquistato da Massimiliano Batella: “ è da parecchio che non gareggiavo, ma non potevo mancare a questo importante e significativo appuntamento”.
Altro ragazzone, finito fra i podisti, Francesco Laschino. La Ferrari, di cui era alla guida, è bestia da domare. C’è riuscito ma afferma: “Si può fare di meglio”. Pescato, dalle riprese televisive, a menar pugni sul volante, Gabriele Bissichini, non si sa se rivolti a se stesso o alla macchina. Aveva scelto una Seat Ibiza diesel che faceva tanto fumo con altrettanto l’arrosto post riscontro cronometrico.
Poco più di un secondo è quanto separa Luca Ciuco dal podio. Poteva scapparci il risultato a sorpresa, visto chi erano i suoi competitor. Ottimo ad ogni modo Mattia Chioccia, terzo di classe e bravo come sempre, ha potuto toccare con mano cosa significhi il gareggiare troppo poco. Lo hanno preceduto due habitue delle gare che lo faranno riflettere sullo “smacchiare” qualche quintale di legna in meno dedicando un po’ più di tempo a ciò che ama tanto. Confortante, quanto fatto dai due esordienti: Lorenzo Degl’Innocenti, ormai conosciuto per il “grazie nonno” scritto sulla vettura, ha seguito il programma prestabilito: salire senza commettere errori e provare sempre a migliorarsi. Promosso. Identico riscontro per Riccardo Tronconi, gettatosi nella mischia senza paura dopo aver scelto una vettura abbastanza impegnativa. Sempre più concreto. Andrea Pepè ha fatto belle cose. Il podio, però, era blindato dalla partecipazione di avversari forti quanto esperti.Salite di livello le quotazioni di Gianmario Marrocolo che non commette più errori e porta sempre la macchina al traguardo. Manca, tra i premiati dal concorso, Valentino Polegri. L’inizio prometteva benissimo. Poi si è inceppato qualcosa. C’entrano, forse, la sua gran voglia di fare, la sfida con lo sfortunato Luca Chioccia, l’inserimento, nella lotta tra i due, di Attilio Paese che ha finito per avere la meglio. Sfortunato Giovannini Luca cui non ha portato fortuna il bellissimo casco con dedica alla Castellana. Gli “storici” hanno interpretato il ruolo al meglio. Tonino Camilli, Enrico Manucci, Enrico Pascucci hanno, tutti, portato a casa la coppa.Rodolfo Lorenzini, Cristian Frustagatti, Stefano Spagnoli, Elisa Francese, Riccardo e Marco Pallottino, per motivi diversi, hanno dovuto accomodarsi tra i comprimari nonostante il grande impegno profuso. Fra questi, Giulia Gallinella, comunque seconda nella classifica “dame”, sempre piacevole, un po’ arrugginita dalla lunga inattività, intenzionata, però, a riprendere con continuità il discorso con le cronoscalate.
Ha vinto, anzi stravinto, Deborah Broccolini. La mettiamo fra gli orvietani, tanto è l’affetto che nutre per la corsa e la città. Oltre ad un secondo posto che conta e il primo tra le “dame”, ha animato, ancora una volta, il memorial da lei dedicato al padre, Attilio, appannaggio di Marco Nicoletti. Ma va ricordato il suo impegno nella fase organizzativa con gli inviti a tanti piloti poi, regolarmente partecipanti alla corsa.
Chiudiamo con Ettore Bassi, terzo nella classifica di classe, primo incontrastato per i Km percorsi nelle 24 h precedenti la gara. Dopo le prove del sabato era volato a Torino, protagonista dello spettacolo teatrale che lo vede impegnato in questo momento. Al termine, trasferimento in aeroporto per essere a Roma intorno alle sei del mattino. Altri chilometri per tornare a Orvieto, pronto per la gara. Ditemi voi se questo non è amore per la Castellana.
Ph Credits: Sergio Perugini