di Renato Piscini
Solo tramite le cose il mondo diventa visibile. Le cose creano visibilità mentre le non-cose la distraggono. Apriamo uno sguardo sullo status locale: mediante i social ci appare allo sguardo cose che altrimenti sfuggirebbero ai più, nasce così una silenziosa comunità espressiva delle cose.
All’improvviso si evidenziano figure mai viste e si ha il fenomeno della presenza. Accanto alla cosa l’ambiente cittadino fantastica, senza osservare, e intravede pregi, difetti, sensazioni rafforzando l’Essere. Le articolazioni e i pensieri che ne derivano acquisiscono una durata nel tempo; la pancia ha un ruolo in tutto questo e come un automa si riflette; ma manca la energia oggettuale, se il risultato è prevedibile la felicità scompare ma se perviene una metamorfosi si evidenzia lo smarrimento.
Le cose non vengono usate ma consumate e solo un lungo utilizzo da loro un’anima. Questo ci indica come abbiamo smesso il vivere reale. L’inflessione oggettuale ci inganna simulando l’esatto opposto, infatti è l’ebbrezza comunicativa e informativa a far sparire ricordi (storia) e realtà. Rimane il brivido della sorpresa, della novità ma anch’esse non durano a lungo se non reali.
La legge e la dinamica della politica come delle cose non può essere ridotta a infomania. Ritorna il concetto di Heidegger essere a tempo. Torniamo a farci guidare da svariate cose visibili e reali come merito, valori, preparazione, chiarezza, autonomia, tralasciando info senza appiglio con la realtà. La verità è felicità ed essa resiste ad ogni cambiamento o manipolazione. Ricordiamoci che non abbiamo più tempo per la verità se non rifuggiamo dalle non-cose, la libertà assoluta nella info si rivela una illusione. Ragioniamoci su.