di Federica Pappacena per Mirabilia Orvieto
Tra i tanti argomenti trattati nella cappella di San Brizio, uno in particolare risulta molto accattivante tanto da meritare più di un approfondimento iconografico e teologico. Alla fine degli anni ’90 e precisamente nel 1996, terminata una campagna di restauri condotti all’interno del Duomo di Orvieto, è venuto alla luce un reperto importantissimo collocato al centro della parete dell’altare.
Il frammento pittorico, celato dall’icona della Vergine Maria, indica la presenza di una figura maschile nuda, avvolta da probabili lingue di fuoco. L’uomo, riverso a terra con gli occhi chiusi, si morde la mano sinistra mentre alla sua destra è posta un’altra mano attorcigliata da un serpente, dettaglio dipinto a secco ed emerso dalle relazioni di restauro e che trova una identica corrispondenza nel pannello attiguo dedicato all’Inferno. Il personaggio viene solitamente identificato dalla critica come il biblico Caino, primo assassino della storia. Aldilà delle possibili interpretazioni, quello che è veramente interessante è poter andare ad indagare quel gesto, così potente, che il giovane compie con la mano sinistra. E da questo gesto si apre un vero e proprio Vaso di Pandora tutto da leggere grazie alle fonti storiche e bibliche.
È proprio nella Bibbia che possiamo trovare alcuni dei riferimenti più importanti per capire tale gesto. Qui infatti sono frequenti i rimandi alle mani, certamente quella sinistra è considerata meno significativa di quella destra, basti pensare al libro dei Giudici in cui i mancini vengono citati in senso assolutamente riduttivo.
La mano sinistra nella Bibbia è vista come maldestra e grossa, pronta a scagliare colpi mortali e portare sfortuna. Non mancano poi riferimenti nell’Antico Oriente dove la mano sinistra serviva a cacciare i demoni secondo il principio di “Similia similibus” o in Egitto dove era proprio la mano sinistra di Iside ad essere portata in processione. Certamente non un caso.
Ma veniamo all’etimologia della parola mano e al frequentissimo dei suoi principali lemmi:
– Yad compare ben 1600 volte nell’Antico Testamento con significati svariati ad indicare aiuto, fedeltà ma anche soprattutto dominio, supremazia e ribellione;
– Kap compare 193 volte nell’Antico Testamento ad indicare ciò che è curvo, incavato.
Alla parola mano fin dall’antichità sono attribuiti importanti significati come quello di potere, debolezza o mancanza di decisione, ma soprattutto la mano è legata ad azioni importantissime. Se si voleva stipulare un contratto si doveva fare attraverso una stretta di mano, così come un passaggio di proprietà veniva sancito toccandosi le mani. Ma ancora più affascinante nel Nuovo Testamento è la stessa trasmissione dello Spirito Santo che avviene proprio attraverso l’imposizione delle mani. È per questo che il dettaglio della mano sinistra risulta essere estremamente indispensabile per capire anche il senso di tutto il messaggio che Luca Signorelli ha voluto darci nella costruzione iconografica della Cappella di San Brizio. Non stupisce, infatti, che il pittore abbia volutamente rappresentato il soggetto nell’atto di mordersi la mano sinistra in segno di pentimento o di punizione, esattamente in contrapposizione con la mano destra alzata, raffigurata in alto, nella lunetta con Cristo Giudice.
I due gesti diventerebbero allora un simbolo di relazione tra i due episodi permettendo una comunicazione semantica che lega entrambe le scene e che allude al Libero Arbitrio della natura umana, in quanto la mano è simbolo dell’azione. Quel gesto della mano sembra riferirsi proprio alla condizione interiore di ogni individuo, alla consapevolezza di essere colpevoli dopo aver commesso un’azione ingiusta che allontana l’uomo da Dio. In questo modo si giustificherebbe il fatto che il nostro personaggio oltre a mordersi la mano, chiude gli occhi in segno di dolore interiore e di chiusura nei confronti della legge divina. Inoltre, il tema del “rimorso” è fondamentale nel linguaggio biblico ed è alla base di tutto il processo che porta l’uomo alla purificazione dal peccato attraverso la conversione del cuore e l’azione dello Spirito Santo. Il distacco dal peccato inizia dunque con il rimorso che agisce come un pensiero che brucia, un verme che non muore mai, un veleno nelle viscere.
Il personaggio di Signorelli rappresenterebbe il simbolo dell’intera umanità che persuasa dal peccato si è allontanata da Dio e può tornare a lui solo con il pentimento attraverso la Grazia. Un rimorso che può aprire due strade: o la disperazione o la misericordia, o il Libero Arbitrio o il Giudizio divino: “Lo spirito Santo bussa alla coscienza con il rimorso, la apre con la confessione, entra con il pentimento, la libera con l’assoluzione, la trasforma con la giustificazione, la infiamma con il suo fervore“.
Questa splendida citazione di Raniero Cantalamessa in uno dei suoi più celebri scritti “Il Canto dello Spirito”, ben conclude questo piccolo affondo su un semplice gesto che sembra essere così fondamentale per Signorelli tanto da averlo posto esattamente al centro della parete che anticamente i fedeli vedevano entrando nella Cappella. Qui tutto il percorso iconografico converge nella figura di Cristo Giudice sopra l’altare, a sottolineare la salvezza eterna donata ai credenti con l’eucarestia: se in Caino “l’omicida” l’umanità conobbe la perdizione, nel Salvatore del mondo avrà invece la possibilità di redimersi. Signorelli potrebbe aver concepito tale soggetto dandogli una grande umanità, a partire da un gesto semplice ma chiaro, che si tratti di Caino o di un qualsiasi dannato che giace in eterno nel suo Girone Infernale Dantesco;
certo è che la suggestiva immagine si proclama come monito per l’intera umanità, la quale ormai persuasa dal peccato e dalle sue conseguenze, è alla costante ricerca di Riscatto e di Misericordia.
Bibliografia
– Nuovo Dizionario Enciclopedico illustrato della Bibbia, Edizioni Piemme S.p.A. 1997, pag. 622
– Lurker M., Dizionario delle immagini e dei simboli biblici, Ed. it. Gianfranco Ravasi (a cura di), Edizioni Paoline, 1990, pag.71
– Zuffi S. Dizionari dell’arte. Il gesto e l’espressione, Edizioni Mondadori Electa S.p.A., Milano, 2015, pp.168-171
– Kopciowski E. “Ascolta Israele“, in Approfondimenti Culturali XXVI (ANNO XV, N.1) 2005
– Cantalamessa R., Il Canto dello Spirito, Meditazioni sul Veni Creator, con presentazione del Card. Joseph Ratzinger, Ancora Editrice, 1997, p.131
– Simone il nuovo teologo, Catechesi, XXIII (Sch 113, p.15)
– Henry T., La vita e l’arte di Luca Signorelli, Petruzzi Editore, 2014, pp.175-209
Foto tratte dalla pubblicazione “Il Duomo di Orvieto e l’Apocalisse di Luca Signorelli”, Ed. Mirabilia Orvieto.