di Renato Piscini
L’individuazione di una nuova sede per l’ospedale nasceva dall’esigenza di creare un sito di medicina di urgenza di livello dato il ruolo che aveva ed ha di vicinanza con l’autostrada che unisce Firenze con Roma. L’iniziale costruzione, vuoi per problemi burocratici se non politici, vuoi per lungaggini operative, portò a realizzare una struttura sanitaria non strettamente parametrata per un uso a tale destinazione iniziale, men che meno per le funzioni normali, aggiornatesi nel tempo, tanto che si ironizzava che poteva essere presa di esempio su come non costruire un ospedale.
Negli anni ’80, dopo valutazioni come quella di abbatterla, si arrivò alla considerazione di adattare l’opera facendo integrazioni spaziali, oltre che strutturali, per funzioni diversificate in modo da renderla usufruibile. Derubricando l’aspetto costruttivo si è poi affrontato quello funzionale originario, passano 5/6 anni dopo varie posizioni pro e contro si addivenì di passare alla nuova costruzione e agli obiettivi iniziali determinati persino dal Ministero della Sanità (Poggiolini-Altissimo-Lorenzini) ovvero ad un ospedale emergenza urgenza.
Poi, nel ’94 non si rispettò la premessa e si ricrea quello che c’era nel centro storico, anzi peggio, non vi erano i medici di allora. In definitiva la cosa avvenne con il direttore di allora e l’assessore, a prescindere dai voleri dei politici locali, facendo però un ospedale multifunzionale con reparti di medio livello con conseguente relativa efficacia e assistenza ai cittadini mancando completamente l’obbiettivo iniziale. Quello che viviamo oggi è la conseguenza di quello che si fece allora e sono convinto che l’attuale assessore, qualora conoscesse la storia, farebbe di tutto per raggiungere quell’obiettivo e il dovuto adeguamento.
La carenza di servizi essenziali per essere Dea di primo livello è lo status attuale, le grida dei cittadini per mancate possibilità operative in loco è sempre più stringente a volte ti spediscono a Foligno o a Narni. Addirittura si vocifera che l’Usl sarà regionale. L’Amministrazione Comunale, con a capo il sindaco, esclusa la pervicacia a suonare le campane, non reclama quanto sopra e nel frattempo la gestione viene tirata prima da una parte poi dall’altra, oltre ad essere programmata a livello superiore, non avendo più interlocutori locali.
I direttori generali di turno tentano di mediare e a portare capacità professionali nei territori di competenza ma subentrano cavilli legislativi, velleità politiche quando non personali. L’importanza strategica del nostro ospedale rimane una realtà incompiuta quando meriterebbe un pronto soccorso di livello, una Utic di livello con emodinamica. Ecco perchè potevamo parlare di disastro annunciato a partire dal trasferimento.
La casa di comunità deve trovare una soluzione entro il 2026, a parte cosi stante le cose lo stesso ospedale odierno può esserlo, poi per il nuovo eventuale collocamento c’è l’ex ospedale avverso a molti e oggetto di contenziosi e essere di difficile utilizzo per degrado post-funzionale (bonifica!).
Urgente, altresì, rafforzare la presenza e l’operatività dei medici di famiglia dotandoli di mezzi e funzioni, come dei medici ospedalieri riconoscendogli il ruolo chiave nel fornire assistenza paramedica oltre a rendere la città attrattiva per gli stessi. A volte la storia è utile non solo nella cultura ma anche nella politica.