Orvieto si trova di fronte a una sfida importante: ripensare se stessa ed aprire il percorso per una progettualità che raccolga le sfide dei tempi che viviamo e che recuperi lo spirito di quei momenti in cui la Città si è ripensata per determinare e dare prospettiva al futuro della propria comunità. La cittá non ha urgenza di un totosindaco estivo, e chi ci rimprovera di essere in ritardo su questo dimentica come per questa Segreteria non sia prioritario il tema dei “ruoli”.
La necessità è quella di aprire una nuova fase partecipativa per individuare una nuova destinazione per il nostro territorio, per disegnare il proprio futuro e recuperare l’assunto di partenza che Orvieto è “Cittá Unità” ed è l’epicentro di un territorio più esteso. Nella discussione del PNRR, troppo sottovalutato dall’approccio superficiale di questa Giunta regionale e comunale, è importante inserire il tema di come ricostruire la resilienza e la ripresa di una Città che per caratteristiche e peculiarità è spesso stata nella sua storia un Unicum, un esempio anche di profonda e importante elaborazione culturale e di buone pratiche.
Per questo il Partito Democratico di Orvieto vuole poter dar vita, attraverso la sua segreteria ed i gruppi di lavoro specifici coordinati dai suoi membri, a momenti di partecipazione che possano essere di stimolo per un piano ambizioso. Recuperare lo spirito di sacrificio di chi ha immaginato prima di noi Orvieto vuol dire interrogarsi oggi sulle grandi questioni (la caserma piave, la zona artigianale, la questione ambientale) per ritornare ad immaginare soluzioni di sistema e dall’approccio olistico.
L’integrazione della Caserma Piave e della zona artigianale con il tessuto cittadino possono essere alcune delle chiavi per ricreare un fermento che guardi alla creazione di spazi pubblici accessibili e di alta qualità, che favoriscano il lavoro, la sostenibilità e l’incontro e la socializzazione tra i cittadini. Inoltre, il tema della valorizzazione del patrimonio verde presente nella zona di Bardano, della Caserma e quello sottostante dell’Anello del tufo ,possono permetterci di far incontrare le istanze del buon vivere con quelle della conservazione delle specie arboree autoctone e della gestione del territorio.
La proposta che vorremmo costruire con le associazioni, le parti sociali, i partiti ed i cittadini va oltre la semplice riqualificazione urbana o la solita promessa dei fondi che arrivano dall’esterno per essere un emolumento alle “rendite”, il lavoro da mettere in campo è quello di riaffermare l’identità cittadina cercando di poter cambiare anche le condizioni materiali dei più giovani, dei fragili e di chi vuole potersi permettere di investire, lavorare e continuare a crescere nella propria Orvieto.
Il Partito Democratico immagina la Caserma Piave come una Cittadella della cultura, un luogo in cui l’identità orvietana possa risuonare e trovare vibrante espressione. Uno dei punti chiave di questa visione è il trasferimento di tutti gli istituti superiori nella zona della ex Caserma. Questa scelta permetterebbe agli studenti di immergersi nella storia e nella cultura del luogo in cui vivono, stimolando una maggiore partecipazione e connessione con la comunitá mettendo in rete saperi e percorsi formativi e rispondendo alla necessità di spazi scolastici che siano sicuri e che permettano ai docenti, che tanto investono sui nostri giovani, di poter implementare il loro straordinario lavoro.
La creazione di sale di coworking e di laboratori di produzione artistica accessibili e partecipativi, che favoriscano la nascita e lo sviluppo di nuovi talenti locali ed internazionali. Residenze artistiche per artisti e studenti permetterebbero di creare un ambiente stimolante e fertile per la creatività; Il Most, promosso ed ideato dai Civici, i laboratori teatrali indipendenti, che in passato hanno rappresentato un’eccellenza nella produzione culturale della città, potrebbero trovare una nuova casa nella Caserma Piave, rafforzando così l’offerta culturale di Orvieto.
Orvieto può essere Città di Cultura se trova l’equilibrio tra la conservazione dello straordinario patrimonio esistente e la volontà di investire nella creazione di nuova cultura ed arte dove anche le permanenze turistiche si allungano per apprezzare e valorizzare anche le bellezze di tutto il territorio dell’Orvietano.
Ma non solo arte e cultura, anche la creazione di orti e vigneti, in cui i cittadini possano imparare e celebrare la cultura locale legata al settore dell’agroalimentare e dellla vitivinicultura. Questo ambito, strettamente legato all’identità territoriale di Orvieto, potrebbe diventare un’opportunità di formazione superiore, grazie all’istituzione di un nuovo istituto dedicato a queste discipline ma anche la risposta alla solitudine della terza età che caratterizza troppo spesso la vita di un luogo dove l’età media cresce sempre di più.
Ricostruire la città unita rappresenta un’opportunità unica per Orvieto, non solo si qualificherebbe un’area strategica, ma si creerebbe anche un luogo di incontro, formazione e espressione culturale che coinvolgerebbe attivamente la comunità orvietana e all’interno del quale si può e deve trovare risposta al tema del diritto alla casa, dell’abitare e del vivere contribuendo ci. Gli spazi non dedicati alle scuole a creare soluzioni abitative per un ambiente urbano vivace e dinamico, in cui la diversità delle persone e delle famiglie si intreccia con l’offerta culturale e sociale della “Cittadella della cultura”.
Ma non solo formazione e cultura, ma anche i temi dello sport, della salute, della prevenzione e dell’accesso alle cure per tutti i cittadini. Una Cittadella della cultura completa dovrebbe abbracciare anche questi aspetti, creando opportunità per lo sviluppo di programmi sportivi, strutture per la salute e la prevenzione, nonché facilitando l’accesso alle cure mediche per tutti i cittadini con la Casa di Comunità che negli spazi della Ex Mensa troverebbe la sua collocazione più congeniale. Questa integrazione consentirebbe di promuovere uno stile di vita sano e attivo per la comunità, contribuendo al benessere generale e alla qualità della vita dei residenti.
Va riaperta una discussione sulla nostra area artigianale, su come renderla competitiva, su come sostenere chi ancora continua a lavorare e creare lavoro e su come gestire i tanti capannoni dismessi.
Un parco artigianale pieno di verde urbano, dove si trovano i fondi anche per una riqualificazione che permetta di ridipingerla di sfumature di verde, “mimetizzandola” da lontano con il nostro magnifico patrimonio paesaggistico, dove poter costituire comunità energetiche e dove, con il sostegno dovuto delle istituzioni regionali, realizzare filiere di trasformazione del materiale da riuso.
Esiste poi la questione delle questioni, quelle delle sempre ignorate politiche giovanili, le istituzioni locali non possono ignorare l’emergenza demografica e di spopolamento della popolazione giovanile del territorio e deve essere ufficializzato un confronto continuo con associazioni giovanili e mondo delle rappresentanze studentesche per parlare anche di diritto al futuro, diritto allo studio e “accesso alla Città” rispetto al quale va sottolineata l’urgenza di redefinire il servizio di trasporto pubblico per permettere a tutti i ragazzi del territorio di poter vivere gli spazi, i servizi e la vità della Città in ugual misura.
Il “Diritto ad Orvieto”, la possibilità di vivere a pieno l’esperienza della comunità è un diritto che da troppo tempo viene negato ai giovani, la dice lunga che in un contesto dove la maggior parte dei ragazzi è studente fuori sede la biblioteca comunale sia chiusa durante i fine settimana. Orvieto non può più essere governata “a caso”, ma richiede una leadership impegnata a farla diventare “un caso”, un esempio, un laboratorio di buone pratiche. La città deve diventare la capitale delle Aree Interne, in cui l’innovazione e la creazione di politiche per il Buon Vivere siano al centro dell’agenda politica. Questa visione ambiziosa richiede un impegno deciso per promuovere lo sviluppo sostenibile, l’inclusione sociale, l’equità e la partecipazione dei cittadini.
Crediamo di poter fare tutto da soli? No, per questo la chiamata è alle energie della città che vogliono aprire una nuova stagione dove la solidarietà tra le parti porti a voler fare un pezzo del lavoro ciascuno per raggiungere un risultato che può essere una vittoria di tutti. La Cittadella della cultura, la Città Unità, il Bosco artigianale, Il “diritto ad Orvieto” sono proposte che rappresentano un’opportunità per Orvieto di diventare un faro di innovazione e di trasformazione positiva. Attraverso l’integrazione di cultura, sport, salute e accesso alle cure, lavoro, saperi, sostenibilità e impresa, la città potrebbe diventare un modello esemplare per altre comunità, tornare ad essere l’epicentro dei tredici comuni dell’Orvietano, un laboratorio di buone pratiche in cui sperimentare nuovi approcci e politiche per il benessere dei cittadini. Il Partito Democratico raccoglierà le adesioni di tutti quelli che, iscritti, simpatizzanti o semplicemente volenterosi, vorranno contribuire ad un percorso che non vuole lasciare nessuno escluso. E’ ora di cominciare a mettere al centro il futuro. Oggi.
Paolo Maurizio Talanti,
segretario Pd Orvieto