Con una certa sofferenza, mi tocca evidenziare come la città viva in una sorta di purgatorio o limbo del non essere. I consigli comunali si succedono uno dopo l’altro senza scosse o evocazioni di qualche interesse comunitario. Si raccapriccia la pelle pensando a quelli di una volta. La giunta si fa lustro attraverso eventi di routine, che si succedono per naturale accadimenti o supposti, apostrofandoli al di sopra del loro potenziale.
I cittadini, alle prese con gli aumenti del costo della vita e delusi dalla politica altisonante che si esprime attraverso i social ma non tra le gente, persistono. I turisti ci invadono numerosi, ma estranei al vivere cittadino come se vedessero la città su Internet. I soloni della cultura continuano a gareggiare a chi emerge di più senza una linearità propositiva. Intanto le emergenze o contenitori di un certo rilievo sono rimasti inutilizzati e non se ne vede la soluzione.
I partiti danno segnali di vita giusto per dovere di cronaca impantanati chi per dissoluzione di ideali chi per mancanza di proposte, soprattutto direi per mancanza di una adeguata dirigenza all’altezza dei tempi. La maggioranza, dopo Terni, cerca di recuperare credibilità ricompattandosi dopo mesi di autogol senza una vera ragione di ricompattamento politico. Le opposizioni, come i protagonisti della maggioranza, sono sopite nel marasma cittadino oramai rassegnato al suo regresso, non si rilevano atti o performance da essere notate. Qualche sussulto proviene da ambienti terzopolisti. Stancamente i cittadini utilizzano vie e piazze senza quel fervore tipico di un popolo affaccendato per usi e costumi tipici di una epoca a noi non lontana e dimenticata e il commercio arranca.
Una volta il mercato era mercato, gli eventi religiosi o comunitari erano fervidi, come febbrili i preparativi. Il vocio di taluni fa sembrare meno cruento il tutto ma poi in sintesi si succedono giorni e giorni senza sussulti. L’economia vivacchia per consunzione salvo l’intrapresa di talune menti perspicaci. L’artigianato, rispetto ai tempi gloriosi del passato remoto, si accende ad intermittenza a seconda delle occasioni lavorative di espressione artistica. La cultura si accende e si spegne ad intermittenza a secondo degli eventi per lo più richiesti dall’esterno. Nelle facce della gente, camminando, si legge tale disagio o meglio senso di smarrimento. Ben altro è il futuro di una comunità di tali trascorsi storici, dobbiamo fare un salto demografico e culturale , la città deve ambire a divenire una comunità di almeno 30.000 abitanti, di continui eventi riconoscibili anche all’esterno, di programmazione di lungo termine, ambiziosamente e quindi fervente, intensa, propositiva.
Per tutto questo occorre una classe dirigente adeguata all’altezza dei tempi che coinvolga i più alti profili professionali cambiando verso e ribaltando il banco. Non più priorità incerte o di basso livello per recuperare credibilità ma soprattutto per andare verso un futuro migliore. Per tutti una riflessione adeguata sia di auspicio.