Giovedì 29 giugno – alle 18,30 – Antonio Rossetti presenta c/o “Lo scalo” Community Hub di via Sette Martiri 49, Orvieto Scalo, il suo secondo romanzo: “L’uomo dell’arco”, edizioni AltroMondo.
Il libro narra l’attuale crisi in cui si dibatte l’Occidente – seguendo la traccia di un altro scontro tra civiltà, quello della vicenda di Odisseo – prendendo a riferimento la saga di due famiglie, quella dell’hinterland milanese, sebbene di origini austriache, di Ulrich Bowman, il cui nome – che accoppia a quello del protagonista de “L’uomo senza qualità” di Musil, il significato di Arciere – è un chiaro riferimento a Odisseo e l’altra, quella di Chao, di origini cinesi.
Il padre di Ulrich ha fondato una società d’intermediazione finanziaria che, in seguito agli impatti della crisi economica avviatasi nel 2007, viene acquisita da una compagine cinese, anche grazie alle qualità di hacker di Chao. Lo scontro tra Ulrich e Chao è inevitabile e, nel finale, Ulrich si scopre identico a quello che credeva essere il suo opposto, “il cinese”; gli aspetti che li rendono simili sono più profondi di quelli che generano la loro alterità: una volta accettato lo stesso modo di produrre, gli stessi obiettivi, gli stessi metodi, le differenze tendono ad assottigliarsi.
L’asse portante del racconto è il passaggio da un’economia di produzione fondata su una visione religiosa del sistema, nel libro incarnata dal calvinismo del padre del protagonista, al capitalismo finanziario rude e senza regole, privo di agganci ideali, rappresentato dall’hacker Chao. L’habitat è quello attuale delle grandi metropoli, nelle quali vivono milioni di persone prive di rapporti, mentre il calcolo economico, l’algoritmo, ha sostituito ogni presupposto morale degli affari: non a caso i due protagonisti sono due matematici prestati alla finanza. La razionalità del calcolo economico copre il vero potere che domina questa realtà decadente, cioè il denaro, l’accumulazione del capitale finanziario fine a sé stessa. La forma è un po’ diversa da quella tipica del romanzo contemporaneo, rispetto al quale ritrova diritto di cittadinanza il flusso di coscienza, quasi sempre, ormai, giubilato per dare spazio alla forma dialogica, tipica del cinema; tuttavia, la scrittura risulta godibile e senza creare inciampi nel lettore. Antonio Rossetti, vive a Orvieto ma è originario del Monte Amiata, la letteratura non è la sua attività prevalente, la pratica perché, dice, essa consente di trovare ciò che si cerca anche se non esiste in quanto lo crea ex nihilo, questo concede di vivere infinite vite: in un certo senso, ogni uomo che legge Amleto è Amleto. Dialoga con l’autore Vittorio Tarparelli.