Qualche giorno fa è stata pubblicata la “non notizia” del via libera della Conferenza dei servizi alla realizzazione del Centro Polivalente per le Politiche Sociali e della Famiglia. La palazzina dunque si farà: finanziata con oltre 5 milioni di euro di fondi Pnrr destinati alla rigenerazione urbana. Perché la definiamo una “non notizia”? Perché descrive un passo dell’iter procedurale di approvazione il cui esito, per vari motivi, era scontato.
Epperò, l’anonimo redazionale descrive la palazzina: tre piani, oltre 1550 mq di vani funzionali alle attività del Centro Polivalente per le Politiche Sociali e della Famiglia. Finalmente si rende esplicito ciò che l’intervento è: la delocalizzazione ad Orvieto Scalo di un servizio comunale. Si butta giù un prefabbricato ex scuola media in degrado, cosa sacrosanta, e si edifica una nuova palazzina.
È un modo molto riduttivo e improprio di intendere la rigenerazione di un quartiere: troppi soldi spesi per un unico intervento, inappropriatezza della collocazione urbanistica, incremento dei volumi edilizi in un’area già troppo densa e “piena di vani ormai vuoti”, opinabilità della realizzazione architettonica, aumento dei flussi di traffico, assenza di valutazione dell’impatto socio-culturale.
L’intervento di delocalizzazione di uffici dell’amministrazione comunale è stato deciso ignorando le esigenze dei cittadini residenti, le richieste e le indicazioni che questi hanno dato in varie occasioni pubbliche. Sembra proprio un’altra occasione mancata di rigenerazione urbana del quartiere che ha bisogno di puntuali interventi in aree critiche più volte segnalati; se volessimo esagerare diremmo l’ulteriore mausoleo a futura memoria dell’amministratore di turno e a dispetto della qualità di vita dei residenti. Sembra poi proprio un avallo, chissà quanto consapevole e/o interessato, del processo di gentrificazione del Centro storico.
Le dichiarazioni dell’assessore riportate in virgolettato sono molto enfatiche, vantano come meraviglia soluzioni architettoniche e tecnologiche che sono ormai standard vista la consistenza del finanziamento. Nessun cenno alle modalità di funzionamento che per quantità di personale e delicatezza dei servizi sarà cosa complessa. Rassicurano però sul fatto che sarà anche un punto di riferimento per le associazioni del quartiere: un sottoscala non si nega a nessuno. Ma a quali associazioni si pensa? A quelle che ruotano intorno al centro sociale per troppo tempo negletto e trascurato? A quelle che hanno fatto proposte di riqualificazione bellamente ignorate? O a qualcuna, meno riottosa, che si auspica stia nascendo?
A che serve dunque questa “non notizia” sulla palazzina Pnrr di Orvieto scalo? A costruire la narrazione ufficiale della rigenerazione infarcita di particolari vuoti che si vorrebbe diano il senso della ineluttabilità delle cose. A censurare gli aspetti non ritenuti convenienti di questa storia. A oscurare qualsiasi testimonianza, altra e problematica. A decorare un vuoto preoccupante, non esclusivo appannaggio dell’amministrazione comunale, purtroppo. A manipolare l’informazione per la costruzione del consenso.
Fonte: Val di Paglia Bene Comune