La musica non conosce età. Giuseppe Verdi scrisse il Falstaff – l’ultima sua opera, quella più moderna, raffinata e ricca di futuro – a ottant’anni. E non mancano, oggi, esecutori ottuagenari di grande valore, ancora capaci di incantare le platee di mezzo mondo. Per tacere di Colette Maze, pianista francese di 107 anni che, a 103, ha inciso il suo quarto album dedicato a Claude Debussy .
E se dalle più importanti capitali delle arti italiane ed europee passiamo ai paesi vicino casa nostra, troviamo lo stesso “miracolo”: la musica è fatto per smentire il tempo, le età e superare le distanze generazionali. È quello che succede alla Casa di Quartiere di Fabro, luogo dove, da anni, si coltivano i talenti della grande età.
La scorsa settimana è accaduto ciò che ordinariamente sarebbe impensabile: le ragazze i ragazzi della prima media della Scuola “G.Canini” (Istituto Omnicomprensivo “R.Laporta”), zaino in spalla, sono usciti per raggiungere la Casa di Quartiere per fare musica assieme agli ospiti della “Meglio Gioventù”. Lo faranno due volte al mese, fino alla chiusura dell’anno scolastico. Si tratta di un’esperienza di “musica integrata”, per i giovani una vera e propria ora di lezione, che si avvale delle competenze della musicoterapeuta della Casa di Quartiere Anna Lisa Piazzai.
Un’ora di musica insieme, di canti popolari e di musica corale per sperimentare un modello di relazione tra generazioni attraversato da una comune dimensione affettiva-emozionale e da un medesimo coordinamento ritmico-espressivo. Ancora più del linguaggio, le connessioni emotive suscitate dall’arte dei suoni sono davvero capaci di connettere i cuori e le menti di generazioni distanti: quella più matura, cresciuta con i rari 78 giri e le bande di paese; quella più giovani, con chitarre elettriche, smrtphone e spotify.
“La musica – scriveva nel 1997 il pediatra Franco Panizon – muove qualcosa nel profondo. E, in senso anatomico e funzionale, il ‘profondo’ sta nella parte più intima del cervello, l’ipotalamo, che è il crocicchio in cui lo spirito e il corpo, per così dire, si toccano e si compenetrano… il punto d’incontro delle vie pulsionali principali”.
Quello che si sta realizzando alla Casa di Quartiere è il “profondo”, di cui parlava Panizon, messo in movimento dall’incontro tra generazioni. Una sperimentazione all’insegna di una “contaminazione emozionale” reciproca ma anche lezioni di una possibile vita felice.