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Home Cronaca

AAA Equilibrio tra Turismo e Residenza cercasi ad Orvieto

Redazione by Redazione
20 Aprile 2023
in Cronaca, Secondarie, Archivio notizie
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di Elisa Cinti

“È possibile definire una soglia precisa che separa una città turistica in senso stretto da una città che vive anche di turismo. Finché l’afflusso di visitatori non supera questa soglia, i turisti usufruiscono di servizi e prestazioni pensati per i residenti. Oltre questa soglia invece, i residenti sono costretti a usufruire dei servizi pensati per i turisti“. (Marco D’Eramo, “La città turistica come messinscena”, 2017).

Partiamo da questa affermazione, pensiamo ad Orvieto e facciamo una semplice e rapida analisi prendendo in considerazione alcuni aspetti fondamentali per la vita della città e fortemente correlati al turismo e alla residenza ossia i negozi e i servizi per i residenti, il mercato immobiliare e gli affitti brevi.
Consideriamo i negozi che insistevano sulle vie principali di Orvieto e che hanno chiuso in questi ultimi anni e pensiamo al loro posto quale attività hanno aperto. Mi viene in mente uno storico negozio di elettrodomestici sostituito da un ristorante cinese, un negozio che vendeva cappelli e al suo posto un negozio di souvenir e piccolo artigianato, un negozio di abbigliamento sportivo al cui posto si è trasferita una panineria, un negozio di scarpe che ha lasciato il posto ad una rivendita di vini, un negozio di abbigliamento (prima oreficeria) che accoglie ora prodotti da forno, confezionati.

Negozi per residenti che hanno lasciato il posto ad attività di ristorazione o comunque legate al turismo. Pensiamo ora, ai servizi per i residenti del centro storico, pensiamo, ad esempio, alla chiusura del secondo sportello della Cassa di Risparmio di Orvieto, al trasferimento ai piedi della Rupe dell’Ufficio Inps, dell’Ufficio della SII, del Consultorio e alla modifica dell’orario dell’Ufficio Postale di Piazza Ravelli. Questo, dal 21 febbraio, non ha più l’apertura pomeridiana. Come ha giustamente commentato qualcuno, “è aperto per pensionati e disoccupati”. Ora pensiamo al costo di acquisto delle case nel centro storico, prezzo imparagonabile a qualsiasi altro centro storico umbro (pensiamo a Perugia o Terni) e insostenibile per il ceto medio. Orvieto, attualmente, fa una cernita, rifiuta la maggior parte delle persone e spalanca le porte al mercato delle seconde e terze case, quindi ad inquilini che abiteranno nel centro storico probabilmente il fine settimana e/o durante il periodo estivo. Orvieto è come candela “la cui cera si sta lentamente finendo in una città che ha tacitamente accettato il destino di essere ora e nel futuro solo un presepe a uso turistico, un ritiro agiato per stranieri benestanti e un ospizio elegante e super confortevole” scrive il giornalista Lattanzi nel suo articolo di giugno 2022, a proposito di questo mercato immobiliare.

Dalla vendita passiamo agli affitti: “perché dovrei affittare un appartamento a chi vorrebbe risiedervi se mettendolo su Airbnb guadagno quattro volte tanto con un affitto turistico per una settimana o un week end“? E’ ovvio che se l’economia si basa sul turismo e il profitto è alto, chi ha un appartamento lo sistema e cerca di renderlo remunerativo. Dall’altra parte, per chi vuole affittare una casa per un lungo periodo non c’è possibilità. “Orvieto è una città respingente” ha affermato una mia amica in riferimento alla difficoltà di trovare una casa in affitto ad un prezzo decente. Riduciamo la popolazione residente per fare posto a quella del fine settimana.
E’ chiaro che questi sono tre macro-argomenti di cui c’è da dire, scrivere e programmare quanto si vuole, li ho solo elencati, in considerazione del fatto che sono connessi e che non si può parlare di turismo senza parlare di residenza.  Meno servizi per i residenti, più servizi per i turisti, meno persone che vivono stabilmente nel centro storico: così si spengono le luci della vita di un luogo. “Se il residente ha bisogno di riparare le scarpe, mentre il turista ha fame di uno snack, e se i turisti spendono più dei residenti, il risultato è che scompare la bottega artigiana del ciabattino e si moltiplicano i fast-food“.

La preoccupazione che ho, deriva dal fatto che se non ci fermiamo (ma subito che è già tardi) a riflettere che “se una città d’arte perde la residenza perde anche ciò che la rende attraente per i visitatori“. Per un turista, la bellezza di una città che viene visitata sta anche nel potersi mescolare con la popolazione residente quindi trascorrere del tempo facendo cose che le persone del posto fanno, piuttosto che ritrovarsi in un luogo che offre le stesse cose di un altro. Il rischio è quello di trovarsi fra qualche anno, ad avere una città senza residenti e con turisti annoiati, le cui visite saranno sempre più brevi. Già oggi il turismo che frequenta la nostra città non si ferma più di qualche ora, tant’è che la stessa amministrazione ha notato il problema e si è posta come obiettivo, oltre a quello della promozione di Orvieto come destinazione, quello di lavorare sull’aumento del tempo permanenza media nella città e sul territorio. Non si è a conoscenza delle azioni che la stessa ha deciso di mettere in campo per raggiungere tale obiettivo.

“Il turismo è una grande macchina che va governata, che rischia di mangiarsi la risorsa dalla quale è alimentato“. Il turismo è prezioso e necessario per il nostro territorio, nessuno qui lo mette in discussione. Il punto è un altro: è necessario un equilibrio che non metta a rischio la residenza, quindi la vita di una città che è fatta di scambi, servizi, professioni che pulsano aldilà dei fine settimana.
Se come prossimo scopo, l’Amministrazione Comunale si è data quello di aumentare il tempo di permanenza del turista, ecco io penso che questa vada perseguito di pari passi con una politica che renda protagonisti i residenti. Una politica che voglia bene ad Orvieto e che regolamenti il turismo affinché non porti profitti (a breve termine) solo ad alcuni, che promuova una programmazione a lungo termine e che preveda azioni concrete di tutela della residenza, senza spot né vuote campagne comunicative.

Penso a politiche abitative che prevedano una regolamentazione degli affitti brevi (difendere chi cerca casa in affitto a prezzi accessibili senza colpire i piccoli proprietari che affittano una stanza o la loro casa per periodi limitati, è possibile), ad azioni sulla leva fiscale che possano consentire alle persone di affittare o comprare una casa nel centro storico, ad interventi che possano riportare nel centro la formazione ed iniziative culturali che potrebbero attrarre un turismo meno veloce, quindi più sostenibile. Un lavoro per e con la comunità locale.
Creare un circolo virtuoso che possa fare diventare Orvieto “Città Gentile” anche una città accogliente, dove le persone possano poter abitare e far crescere le proprie famiglie, interessi, relazioni. Gli esempi da poter seguire sono tanti (quotidianamente leggiamo articoli su questo argomento e su come determinate città europee, italiane, Regioni stanno affrontando la questione) basta avere la volontà di fermarsi e programmare azioni di tutela di questo territorio. Che ne pensate?

 

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