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Home Eventi

Il Pozzo della Vita

Redazione by Redazione
15 Marzo 2023
in Eventi, Cultura, Archivio notizie
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Quando lo scrittore contemporaneo Tommaso Landolfi descrisse negli anni ’70 la sua visita al Pozzo di san Patrizio, affermò che gli uomini potevano benissimo dividersi tra “coloro che non lo hanno veduto” e “coloro che invece lo hanno visto”. Una torre rovesciata che trapana la terra, con la cima ricoperta da uno specchio d’acqua e la base fatta di cielo, un cielo infinito.
All’esterno può sembrare un ‘tempietto d’amore’, ma all’interno si rivela molto di più di un artefatto umano: quella geniale struttura a doppia elica ruotante attorno a un cilindro vuoto è in realtà un enorme Caduceo, l’antico simbolo dalla struttura archetipica, costituto da due serpenti che s’intrecciano attorno alla verga del dio Ermes, che oggi fa ricordare la molecola del DNA, il codice genetico presente in ogni forma di vita.
Tra mito e realtà, l’emblema rappresentava l’energia divina che nel dare equilibrio agli opposti conferisce ordine e armonia nell’universo. Le due rampe elicoidali da 248 gradini s’intrecciano verso il basso e verso l’alto, formando una sorta di linea geometrica aperta, fluida, continua, dello scendere e del salire, che genera un simbolismo straordinario, a cui sicuramente fu ispirata anche la scala del Palazzo di Caprarola nel quale lavorò Sangallo il Giovane, prima della costruzione del Pozzo. È fuori di ogni dubbio: il celebre ideatore fu un architetto che per la sua creazione attinse ad immagini e forme archetipiche di grande dinamicità e misticismo.

Palazzo di Caprarola

Basta pensare al sogno biblico di Giacobbe in cui gli angeli discendono e salgono lungo una scala che univa il cielo alla terra, oppure alla sacerdotessa Pizia che pronunciava i suoi vaticini da un pozzo sul ‘fondo’ del Mondo da dove esalavano vapori soprannaturali. Infatti quel vorticoso avvitamento, da far girar la testa a chiunque, non era anche la rappresentazione del mondo a cui artisti e architetti del Rinascimento s’ispirarono nelle loro opere? Un mondo cioè iscritto nella tensione reciproca fra divino e umano! Con la sua doppia struttura spiraliforme, congeniale a non far incontrare quei muli carichi d’acqua, il Pozzo del Sangallo collegava il ‘sopra’ e il ‘sotto’,
teorizzati dalla filosofia di Aristotele e Platone, a tal punto da rendere plasticamente visibile il movimento discendente del divino verso l’umano e quello ascendente dell’umano verso il divino. Erano queste le due grandi energie che attraversavano l’Universo, opposte ma complementari, destinate a unirsi nell’eternità in un incontro mistico o amplesso d’amore fra il Cielo e la Terra, fra lo spirito e la materia. La dimensione profana, legata all’aspetto funzionale del Pozzo, si fondeva con quella sacra in una perfetta sintesi fra cosmologia e teologia, fra architettura e filosofia.  Il mirabile manufatto, scavato per attingere acqua dalla terra, rivelava alla mente dei contemporanei il continuo processo di evoluzione del mondo dove tutta la realtà, limitata e peritura, è destinata a passare dalla morte alla rinascita.

Ma con l’avvento in epoca moderna della psicanalisi di Freud e di Jung, nel leggendario Pozzo si possono leggere altri significati che collegano il macrocosmo, ovvero il mondo esterno, al ‘microcosmo’ del mondo interiore
dell’uomo. In tal senso Carl Gustav Jung precisa: “La finalità della discesa, come esemplificato universalmente nel mito dell’eroe, è quella di dimostrare che soltanto nella regione del pericolo, nelle acque profonde dell’Io, è
possibile trovare il tesoro ‘difficile da conquistare”. Infatti quei mondi inquietanti dell’Oltretomba che molti cronisti e viaggiatori hanno, nei secoli, intravisto nel regolare abisso orvietano sembrano improvvisamente
dissolversi, come anche il significato di purificazione che, nel Settecento, la denominazione di ‘Pozzo del Purgatorio di San Patrizio’ aveva diffuso.
Oggi questo Pozzo fa scendere l’uomo non tanto nell’Aldilà, ma dentro se stesso. Con la sua silenziosa armonia, con la sua verdastra misteriosa profondità, con il cauto graduale declivio delle sue contrapposte eliche, con le
grandi finestre che come occhi spalancati si affacciano interrogative sul precipizio, il Pozzo ben rappresenta il lavoro di scavo nella propria interiorità: un lavoro minuzioso, graduale, guidato comunque da una sete di autenticità che aspira a raggiungere la sorgente d’acqua cristallina perché “la verità si trova in fondo al pozzo”. È un cammino dell’anima, paziente, rigoroso, lento -mistico potremmo dire- tanto quanto quello di chi, riemergendo dall’oscurità della sofferenza e del dolore, anela con speranza alla luce divina.
Coloro che riescono con coraggio a muovere passi che si avventurano nell’ignoto, verso fenditure sconosciute, s’incontreranno poi con la sorgente d’acqua -la liquida stillante origine- e, non più gli stessi, giustamente risaliranno per un altro cammino, per una scala contrapposta, risorgendo dalle regioni dell’anima più aride e superficiali, e spesso piene di rabbia e malvagità. L’acqua materiale del Pozzo, così vitale per l’esistenza umana,
diventa il simbolo di un’altra acqua, ancora più vitale, in grado di sgorgare dalle terre più desertificate dell’anima per placare la sete spirituale del mondo.

Pier Augusto Breccia

Ed ecco allora che i demoni irlandesi diventano le paure e le angosce dell’uomo contemporaneo che cerca di unire in sé la parte terrena a quella sotterranea, in senso psicologico è “l’unione della coscienza, il Sole, con la sua controparte femminile, la Luna, ossia l’inconscio”(Jung). In ogni caso la meta da raggiungere è quel sovrano e solido equilibrio fatto del tufo e dei mattoni che reggono le volte del Pozzo, un equilibrio che pian piano integra, scioglie, trasforma, fa evolvere e crea.  Per comprendere in profondità una simile dimensione, dobbiamo portare la nostra immaginazione ad identificarci con il Pozzo: quella processione di asini pazienti che scende e sale i bassi gradini delle due scale, gravati da una soma di barili d’acqua, in un’incessante movimento a spirale, non sono forse le energie e i processi della nostra anima che faticosamente attinge, dalle profondità del nostro essere, l’alimento della vita e il nutrimento della creatività? Il Pozzo di san Patrizio, in definitiva, è un evento, un modello del ‘fare anima’, dell’essere nell’anima. Testi e foto tratti dalla pubblicazione-guida “Mirabilia, Il Pozzo di san Patrizio a Orvieto”.

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