di Renato Piscini
Come non essere d’accordo con l’amico Fausto Cerulli sulla partecipazione della città alla designazione a Capitale Italiana della Cultura 2025. Solo se la città, o per meglio dire i cittadini tutti, sono pronti a tale designazione, infatti, si può pensare positivo oltre ad aspirare.
Non bastano personalità pur presenti in città o l’avere emergenze storiche di rilievo architettonico-artistico per una tale designazione. Occorre che tutta la comunità sia rappresentativa del salto culturale adeguato a tale trofeo; è inutile avere eventi di rilevo se questi rimangono a se stanti e destinati a pochi, in molte occasioni addirittura ad estranei, come Umbria Jazz Winter.
Il retaggio dell’orvietano tipo è molto lontano e del tutto distaccato dalle tipologie o performance di ciò che accade in città (storica per lo più) o in simposi ad hoc (storico-culturali). Come in politica il cittadino tipo se ne accorge solo quando si vota e quando la città è strapiena di turisti. Allora strabiliano gli occhi osservando ciò che accade come un treno di alta velocità non prendendolo e non valutandolo per quello che è. L’atavica e sopita stasi non si scalfisce. I vari strati sociali sono immersi nel loro status e nella consuetudine venendone sfiorati appena.
L’Amministrazione Comunale deve calarsi nell’agorà cittadina immergendosi nel valzer delle varie fasi odierne di vita: passeggio Corso Cavour – Duomo, nel suburbio, nei sistemi associativi. Basta rifarsi a Umbria Jazz Winter che occupa solo una parte del centro storico, alla presenza scarna ai simposi culturali e a presenze sempre più scarne a eventi come Palombella e processione del Corpus Domini. Insomma pur avendo emergenze artistiche e personalità culturali si resta nel limbo di una vera e propria kermesse di risonanza nazionale.
I sogni non li decide chi governa, ma l’organismo che si rappresenta ovvero i cittadini. Perché non valutare di condividere il sogno con altre comunità identitarie parimenti ricche e rappresentative di ciò che è ricca l’Umbria rinascimentale ed oltre. Per esempio Bergamo e Brescia così si annacqua il sopito sperando poi, una volta raggiunto l’obiettivo, che vi sia un sussulto.