di Renato Piscini
L’anomalia impera di questi tempi nella politica come nelle istituzioni e può essere individuata da tre parametri: mancato sviluppo riformatore, distanza della società dalle istituzioni, mancanza dei partiti tradizionali per una vera coesione di comunità. La carenza della politica ha innescato squilibri territoriali, economici e sociali espropriando la politica stessa dalle sue mansioni.
Il primo effetto pragmatico e distorsivo è stato ed è il proliferare di associazioni e liste civiche, delegando così il destino dei cittadini a improvvisiate e fatue espressioni politiche a breve o medio termine. Infatti tali soggetti o vulgate, a rimedio dell’attuale crisi, sono destinate a durare il tempo di un momento elettorale o di un evento a rimedio (o soccorso) di parte.
A tale proposito si possono citare i livellatori che nel ‘600, in Inghilterra, precedettero la prima rivoluzione. Infatti a volte le liste civiche nascono per contrapporsi ai partiti di origine (molti esempi in atto) o evidenziano esigenze e autoreferenze di singoli o di ceti. È evidente che per stabilizzare una crisi di governo amministrativo o politica servono i Partiti ai fini di una vera normalità istituzionale.
Pertanto tali manifestazioni civiche, chiaramente di parte, sono palliativi politici che, a secondo di come gestiti, possono distoglierci dalla prassi politica reale e rivelarsi, al massimo, preparatori a successivi momenti. Distinguere il vero fine è compito dei cittadini e di coloro che vi aderiscono in linea con una vera coesione sociale. Gli squilibri e i salti nel buio, specie se voluti, ritardano la modernizzazione e la spinta riformista di una comunità.
Il nemico comune si chiama individualismo, solo la riscoperta di una sana solidarietà partitica ci salverà, sfangandosela da soli è la premessa per affondare tutti insieme. Quell’autoreferenzialità di cui oggi sono protagonisti in molti impoverisce, non solo i principali attori, ma la comunità di riferimento venendo meno i livelli essenziali di riferimento. Attenzione, siamo in una crisi molto forte spingere l’acceleratore su eventi degenerativi porta alla creazione di tribù o peggio a populismi parziali. Le cose interessano sempre più solo chi governa non i cittadini. Bisogna tornare alle cose dei cittadini che interessano la politica!