di Renato Piscini
Partendo dalla storia, è noto come Orvieto sia stata provincia autonoma e poi circondario. È oramai necessario rivendicare, come nel 1925 in cui fu creato la Pro Orvieto proprio per tutelare gli interessi cittadini, un nuovo ruolo geografico-economico-politico del nostro territorio. Dopo la soppressione del Tribunale e di altri servizi è oramai nota la destrutturazione dell’Ospedale di Orvieto avviandoci così verso un lento declino.
Sarebbe un torto, oltre che ai cittadini, alla storia di questo territorio e della nostra città che ha avuto trascorsi storici non indifferenti come nel tempo dei Monaldeschi quando l’influenza della città arrivava in Maremma e il Tirreno. Oggi ci aggrappiamo da una parte al Duomo e al Pozzo di San Patrizio e dall’altra alle difficili destinazioni dell’ex Caserma Piave e dell’ex Ospedale, ma ciò che ci vuole in realtà è la ridefinizione dell’intero territorio nella dinamica della Regione.
Altresì è nota la nostra concertazione con la Tuscia, mai decollata, per ragioni di infrastrutture e politiche. L’ora della presa di coscienza di una più ampia ragione delle nostre aspirazioni è giunta al pettine e i soli che possono attuarla siamo noi cittadini reclamando la modifica unitamente a tutte le forze politiche presenti. Non bastano i pochi eventi, pur riconoscibili, a darci la patente per aspirare a tanto occorre una vera rivoluzione culturale accompagnata da tutte le forze presenti in città, associazioni, sindacati, partiti, personalità. Non è una caso che non si assomigliano le nostre cadenze verbali con il perugino e il ternano. Sarebbe gradito altresì un intervento nazionale e questo spetta ai partiti!