“Si usano gli specchi per guardarsi il viso, e si usa l’arte per guardarsi l’anima” (G.B. Shaw)
In un museo dobbiamo entrarci in punta di piedi, affinchè neppure il sordo rumore dei passi possa turbare quell’aurea atmosfera di pace e vetustà. È proprio questa l’aria che si è respirata sabato 10 dicembre nella meravigliosa location del Museo Etrusco Claudio Faina di Orvieto.
La sede ha ospitato l’evento Rotaract a Museo, che i ragazzi del Club di Orvieto hanno sviluppato dopo mesi di duro lavoro. La disponibilità di questo luogo emblematico per il territorio orvietano è stata possibile grazie all’infinita collaborazione, nonché fiducia verso certe iniziative giovanili, del suo presidente Daniele di Loreto, che ha accolto i ragazzi calorosamente sin dal primo giorno.
Il museo ha aperto le porte ad una serata eccezionale, che ha messo al centro una tematica importante degli ultimi anni e cioè quella dei disturbi del comportamento alimentare (DCA). A rompere il ghiaccio dopo Lucia Rumori al timone del Club è stata invece la vice presidente del Faina la professoressa Marella Pappalardo che entusiasta dell’iniziativa ha lasciato la parola al sindaco ed infine ad Aurora Caporossi.
Quest’ultima tiene le redini di Animenta organizzazione NO profit con la finalità dsensibilizzare la tematica e aiutare persone e di riflesso famiglie, colpite da questo problema. Dopo la proiezione di un video in cui si cercava di definire cosa sia un DCA, abbiamo capito quanto ad oggi il comportamento alimentare crei vittime innocenti per colpa dei social e della televisione che contribuiscono a creare false immagini di pseudo perfezione. Soffrire di un disturbo alimentare significa anche subire un doloroso mobbing ed isolarsi, finendo per perdersi gli anni migliori. Aurora con delicatezza e discrezione ha raccontato storie di vite da cui ognuno di noi deve cercare di trarre il meglio. I DCA sono malattie complesse, ma spesso sono frutto di scelte sbagliate. Alla luce di questo la sensibilizzazione,l’informazione e l’accettazione del proprio corpo ed una sano approccio al cibo, che è sinonimo di amore e convivialità sono le armi migliori per vincere questa battaglia.
Al primo piano del museo tra opere d’arte dal valore inestimabile, i soci del Club e gli invitati sono stati allietati dal sound elegante della scuola di musica Adriano Casasole. Il tutto è stato contornato dal perfetto catering di Riccardo Bonino titolare dello Stop & Go di Orvieto, che non avrebbe potuto fare di meglio. Discutere di disturbi alimentari mangiando e colloquiando tutti insieme è forse la terapia migliore. Le finestre affacciate sul Duomo, pure in una serata di pioggia hanno saputo veramente nutrirci l’anima a conferma del compito ultimo dell’arte. L’occhio attento sulla socialità segno distintivo dell’operato del Club di Orvieto, si è comprovato ancora una volta.