La strada per uscire dalla crisi ecologica in cui ci troviamo non si risolve con incontri tra i Presidenti dei grandi Stati mondiali. Ci vuole il coraggio di cambiare radicalmente quello in cui abbiamo creduto fino ad oggi, la stessa concezione dell’uomo, non padrone, ma custode della creazione. Lo sottolineano le parole di Benedetto XVI nella Caritas in veritate l’enciclica che precede la Laudato Si’ di Papa Francesco: “Non ci sarà una nuova relazione con la natura senza un essere umano nuovo. Non c’è ecologia senza un’adeguata antropologia”.
Come trovare, allora, soluzioni concrete alle crisi che ci attanagliano, sempre più frequenti e terribili?Nova Civitas le affronta nel secondo appuntamento del ciclo 2022/23 dedicato all’ecologia, che ha un titolo significativo quanto apparentemente complesso : “Le radici antropologiche della questione ecologica“. Una riflessione e un dibattito animati dalle parole dei relatori ospiti dell’incontro, il prof. Marco Moschini che insegna filosofia teoretica all’Università di Perugia e Adriano Rossi, oggi presidente della Cooperativa di comunità “Monte Peglia” che si occupa anche di comunità energetiche.
Una crisi che parte da lontano
Quella ecologica non è l’unica crisi che stiamo vivendo, come spiega il prof. Moschini, essa si innesta su molte altre che si sono susseguite nel tempo. Una crisi che si può far risalire addirittura alla prima guerra mondiale, un momento drammatico in cui viene meno la fiducia nel positivismo che aveva visto nella scienza di poter portare all’umanità benessere e pace. Presto invece ci si è resi l conto che la scienza poteva portare anche alla produzione di armi di distruzione, che hanno il vertice nella bomba atomica.
Entra così in crisi la visione dell’uomo come lo abbiamo concepito. Un uomo che era ed è “soggetto”, razionale e neutrale, perché può conoscere tutto attraverso regole precise, matematiche, per cui 1+1 fa 2, mentre tutto ciò che non rientra in questi schema è alieno e da rigettare.
Una visione che, secondo le dottrine economiche a partire da A. Smith, è utilitaristica, utile per ciò che porta benessere al maggior numero di persone, anche se non a tutti.
Una visione in cui l’uomo vale solo se è “efficiente”, cioe “capace” di fare, di produrre.
Come invertire la rotta?
Allora ci si chiede se per invertire la rotta siano sufficienti gli schemi antropologici che abbiamo avuto finora e se, in caso di risposta negativa, ci sia un altro modello da proporre. Serve infatti una nuova visione dell’umano, una nuova economia, un nuovo modello culturale e sociale e, soprattutto, un nuovo versante morale per adottare nuovi stili di vita sostenibili.
Un mondo che sia il ‘nostro’ habitat
Non dobbiamo più pensare alla salvaguardia di una Natura fuori di noi, astratta, ma di un “mondo” da custodire. Un mondo che non corrisponde all’intero Pianeta, ma a qualcosa vicino a noi, quale è il borgo in cui abitiamo, le piante che conosciamo, la passeggiata che abbiamo fatto e dove ogni giorno è la nostra esistenza, con cui e in cui entriamo in relazione.
È l’habitat che vogliamo preservare, la “casa’ di cui parla Papa Francesco nella Laudato Si’ e non un “magazzino” da utilizzare.
È importante Ri-Pensare l’idea di uomo, riscoprendo l’essenza della persona e rinunciando al ‘personalismo’. È relazionandoci con gli altri che possiamo essere diversi ogni giorno, le capacita di ognuno così diventano preziose per tutti perchè si completano. In tal modo ogni persona è importante perché “auspicio” di una vita piena CON e PER gli altri attraverso istituzioni “giuste”. “Giuste” non in senso ideale, ma giuste in ogni gesto, comportamento e momento.
Così la vita acquista valore in qualsiasi condizione, perchè è un modo diverso di abitare il mondo, in cui gli uomini non hanno solo bisogni, ma sogni, dove le relazioni sono autentiche ed efficaci e in cui la responsabilità di cura è condivisa, perché tutti hanno valore, anche se anziani, malati, disabili. Questa è vera vita e non solo esistenza, un vivere che fa fiorire la persona in ogni condizione e che rende capaci di risolvere dal profondo la questione ecologica perché è parte di un tutto in cui siamo necessari.
Comunità energetiche e rete di servizi
L’applicazione pratica di come l’uomo possa creare relazioni virtuose è rappresentata dalla testimonianza di Adriano Rossi, ingegnere nucleare, già sindaco di San Venanzo e promotore di diverse comunità energetiche sul territorio che stanno coinvolgendo sempre più aziende e istituzioni territoriali.
Le comunità energetiche sono soggetti giuridici senza scopo di lucro che servono a produrre e ridistribuire energie tra i soci. Stanno acquistando sempre più importanza in un periodo in cui molte aziende sono costrette a chiudere per i costi esorbitanti di produzione. Adriano, ispirandosi ad esperienze attive in Trentino e nell’Appennino emiliano in cui le diverse comunità che soffrono di intenso spopolamento e in cui sono state costituite cooperative per razionalizzare risorse e condividere costi, ha intrapreso pionieristicamente quest iniziativa partendo dalla zona di San Venanzo. Si sta moltiplicando, interessando sempre più territori, riuscendo anche a produrre surplus produttivi da mettere a disposizione della povertà energetica. Non solo. Molti sono i progetti che stanno nascendo a partire da questa esperienza e che cercano di valorizzare e preservare il territorio, quello del Monte Peglia, che costa di 230 km quadrati di bosco. Molte le collaborazioni per la realizzazione di idee innovative in tal senso, da quella con le Università, prima fra tutte Perugia, vari Comuni e diverse professionalità, numerose sul territorio, ma spesso poco valorizzate. Si sta così configurando una Rete di Servizi, un welfare che parte dal basso e che nasce da esperienze come questa, in cui costi, problemi e soluzioni diventano condivisi e risolvibili. Sono queste le “istituzioni giuste” che rendono vero un nuovo concetto di umano e che possono far guardare ad un futuro ecologico diverso e pieno di nuova speranza.
Prossimo appuntamento con Nova Civitas il 21 gennaio con la Giornata della Disconnessione dedicata all’ecologia delle comunicazioni.
Per informazioni e iscrizioni: g.mluisa@smr.it
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Nova Civitas è un percorso di formazione, iniziato nell’ottobre del 2014 nell’ambito diocesano, rivolto particolarmente a giovani e adulti che si propongono di dare il proprio contributo per l’edificazione di una nuova civiltà, di una città dell’uomo più umana e attenta al bene comune.