
“Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?“. Questa è la domanda che i discepoli di Giovanni Battista fecero a Cristo dopo l’arresto del loro profeta. Scrive in quel tempo lo storico Giuseppe Flavio: “Erode perciò decise che sarebbe stato molto meglio colpire in anticipo e liberarsi di lui, prima che la sua attività portasse a una sollevazione“. Il re, preoccupato che molta gente lo seguiva, comandò l’incarcerazione e l’assassinio del Battista che poco prima aveva accusato apertamente lo stesso Erode di aver preso in sposa la moglie di suo fratello.
Il contesto in cui si svolgono i fatti tratti dal Vangelo di Matteo non è religioso, ma politico. Erano in molti ad aspettare la liberazione di Gerusalemme dalla dominazione romana. Il giorno del Giudizio è vicino -gridava Giovanni- e la scure è posta alla radice degli alberi e ogni albero che non dà frutto verrà gettato nel fuoco. Dal supercarcere di Macheronte, posto nella riva orientale del Mar Morto, Giovanni, ormai in catene, non si preoccupa della sua terribile sorte, piuttosto vuole sapere se Cristo é il Messia annunciato. Con il battesimo nel Giordano, il profeta chiamava gli ascoltatori a preparare la via al Signore che alla sua venuta avrebbe giudicato tutti gli uomini, punendo i cattivi e premiando i buoni; così come avvenne al tempo di Noè quando le acque del diluvio ricoprirono la faccia della terra distruggendo l’umanità peccatrice e risparmiando il patriarca con la sua famiglia.

Ebbene questa è la risposta di Gesù: “Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti resuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo“. Ciechi, storpi e lebbrosi, quelli che nella società di allora non avevano neanche un nome perché considerati dei reietti, dei maledetti e senza Dio, insomma gli ultimi della terra, avevano ritrovato ora la loro vita e la loro dignità, e perciò potevano riaprirsi al futuro. Il messaggio è a dir poco sconvolgente, un vero e proprio scandalo per la religione: Dio sala tutti indipendentemente dai meriti di ciascuno!
Chi s’aspettava il Dio del vecchio Testamento rimase profondamente deluso, anzi indignato. Cristo aveva messo fine al mondo degli uomini pii e puri, il mondo della legge e dei sacrifici, degli sforzi e delle purificazioni, così come aveva profetizzato Isaia al cap. 35 e 61. All’udire queste parole gli inviati del Battista “se ne andarono” senza dire nulla, a sottolineare il loro completo rifiuto. E rivolgendosi alle folle Gesù disse: “Beati quelli che non si scandalizzano di me!“.
E chi non si scandalizzerà saranno i poveri in spirito del famoso Discorso della Montagna. Le loro vite saranno beate non perché godono di qualche privilegio concesso da Dio, ma perché non si confondono con gli opportunisti che Cristo paragona a una “canna sbattuta dal vento“, e cioè quelli che si piegano a tutto ciò che gli conviene, che gli fa comodo, in una parola che vanno dove soffia il vento. Inoltre i beati non “vestono abiti di lusso” e non “stanno nei palazzi dei re!“, e cioè non s’identificano con coloro che sono sempre ossequienti al potere e si inchinano, come fanno i cortigiani, di fronte a chi comanda per contare qualcosa e sentirsi importanti.

Ebbene sono proprio i poveri in spirito a intuire che il mondo va cambiato e per cambiarlo occorre un’altra visione della vita e della storia. Essi non sono illusi o pazzi, al contrario hanno la capacità di “vedere“, come vide Giovanni, un mondo nuovo e luminoso là dove non c’è, perché solo vedendolo questo mondo può nascere e crescere: fino a che si vede solo il mondo che c’é, quello vecchio che produce rovine e macerie, allora non può nascere né crescere nulla di nuovo.








