di Danilo Stefani
Correva il XVII secolo. Blaise Pascal, diceva: “Tutta l’infelicità degli uomini ha una sola provenienza, ossia di non saper restare tranquilli in una stanza”.
Di sicuro al giorno d’oggi non si sta tranquilli in quelle stanze del potere, dove, quando va bene, si ragiona in termini di minacce nucleari. Non si sta più tranquilli nei luoghi pubblici, dove si annida la pazzia. È finita persino la tranquillità di certi luoghi più istituzionali, che ci consentivano di fare due risate osservando deputati e senatori dormienti. È una società squinternata, che non teme confronti con l’epoca di Pascal.
Oggi si comincia presto a non stare tranquilli in una stanza: perché è anche l’era dei ragazzi che fanno tutto per gioco e per dileggio dell’Autorità. Pur di avere tante “visualizzazioni” sul web irridono i professori, e rischiano di fargli male, com’è accaduto di recente in una scuola di Rovigo. Oggi Pascal avrebbe trovato grottesco “Il cielo in una stanza”. Troppo romantico. Il romanticismo è morto, oppure è in agonia.
Erano atti eroici – romantici quelli di sopportare uno scapaccione “educativo” e fare marachelle a scapito degli insegnanti – questo almeno tra gli anni sessanta e settanta. Il “tana libera tutti” dalle responsabilità continua a formare la classe dirigente del “domani”. Oggi si passa dal sanzionatorio al canzonatorio – oppure si va dal giudice – con grande facilità. Senza mai sopportare un “no” come risposta. Già, ma che ne sapeva Pascal delle controindicazioni di internet e dell’era digitale? Lui si è solo limitato a inventare…la prima calcolatrice, alla veneranda età di diciannove anni!