di Danilo Stefani
Talvolta è davvero difficile andare avanti con i propri pensieri. Pensieri che derivano da fatti oggettivi, che a loro volta sono la conseguenza di fonti più volte vagliate, cadono sotto un drastico “no”. La negazione è diventata usuale, come fabbricarsi la propria realtà, per poi trasferirla sui social e in famiglia. Si è consolidato un ‘Maître a penser’ diventato garante di sé stesso. Non occorre più una figura esterna, un maestro di riferimento, c’è la propria (in)consistenza (frammista a rabbia) e quella deve contare.
Nell’epoca delle notizie che viaggiano come i missili di Putin, farebbe comodo fermarsi e sospendere qualsiasi giudizio fino a cose fatte. È il modello di comportamento, per esempio, di quelli che dopo le elezioni politiche sono usciti come funghi in superficie a raccontare che sapevano tutto. Costoro mettono insieme due o tre cose, prese qua e là, e formano la loro retta linea di pensiero. Non importa che la linea sia farlocca, basta solo che stia in piedi giusto il tempo per giustificare la propria tesi contro l’avversario da demolire. È così che si esprime la libertà di questi indefessi leoni da tastiera e dello sberleffo sociale: “Siamo liberi…ma se fai come me è meglio”.
Un ‘Maître a penser’ unico e gratuito, che si vuole di più?