Un piccolo borgo umbro fortemente soggetto al pericolo dello spopolamento che, attraverso un progetto di comunità legato al patrimonio agroalimentare e alla ristorazione, valorizza il territorio ed il suo capitale umano. Civitella del Lago e la Cooperativa di Comunità De Pazzi promossa dallo chef Paolo Trippini e dal fratello Luca, case history virtuose di un made in Umbria che punta a valorizzare le risorse umane.
Si parlerà anche di questo a “Orvieto Città del Gusto dell’Arte e del Lavoro” nell’ambito di un palinsesto di appuntamenti ricco di incontri e di riflessione su tematiche di grande importanza e attualità, legate al mondo dell’enogastronomia.
Gli approfondimenti – Non solo cene stellate con i grandi chef custodi e interpreti della cucina italiana, ma anche workshop e approfondimenti, tra questi sabato 1 ottobre in collaborazione con l’Associazione Ambasciatori del Gusto l’incontro dal titolo “Giovani, formazione ed enogastronomia come leve di sviluppo dei nostri territori”. Sul palco, a raccontare la sua filosofia di cucina focalizzata sull’uso esclusivo di filiere umbre, lo chef Ambasciatore del Gusto Paolo Trippini, da sempre sostenitore di un concetto di sostenibilità in cucina che punta si a dare voce e rilievo al territorio e a sviluppare microeconomia locale , ma che è anche inclusivo dell’immenso valore del capitale umano dei nostri territori.
Sostenibilità Inclusiva in Cucina
“Portare il territorio nei piatti, non basta – afferma lo chef Trippini – Non è solo l’ingrediente a rendere sostenibile un piatto, ma è il lavoro che c’è dietro, sono le persone che danno valore al prodotto attraverso la loro cura, attenzione e dedizione. Sostenere il capitale umano è fondamentale comevalorizzare il patrimonio agroalimentare. Per questo nel mio progetto di cucina sostenibile ho scelto di dare molto spazio ai giovani del mio paese, ma anche ad altri concittadini che attraverso la Cooperativa di Comunità De Pazzi, hanno ripristinato campi agricoli del mio territorio e uliveti abbandonati, dando una seconda vita ad un piccolo borgo e ai suoi abitanti. In questo modo nella mia cucina non entrano solo prodotti a km zero, ma sono prodotti, che hanno innestato una nuova linfa nel borgo, fatta di condivisione di valori, di nuovi stimoli sociali e di prospettive anche economiche. Dopo i campi agricoli e gli uliveti stiamo riorganizzando il vecchio forno di paese, in disuso da anni, ma che stiamo facendo tornare a nuova vita e che diventerà un attrezzato laboratorio per la pasticceria e la panificazione a disposizione di altri chef del territorio. Anche questo genererà un nuovo indotto non solo economico ma anche in termini sociali e di relazioni umane”.