di Danilo Stefani
Cercasi educazione. Buona educazione. Non serviva Luciano Spalletti, allenatore del Napoli, per ricordarcelo: l’Italia abbonda di maleducati. A partire da certi “spettacoli” in Parlamento, proseguendo sui mezzi di trasporto di ogni tipo, nelle scuole, nelle palestre, sulle strade, in televisione, i maleducati ci sono sempre.
A loro basta l’occasione per potersi esprimere e dare il peggio di sé. Ogni piccola o grande comunità rappresenta un luogo ideale, e se la loro maleducazione si esprime anche con l’insulto, meglio: il gusto becero raddoppia. L’atteggiamento e la violenza verbale, insieme al farla franca spesso, formano il corredo perfetto del maleducato.
L’episodio delle offese rivolte a Spalletti, con l’insulto prolungato (e denunciato da lui stesso) di “la maiala de la tu’ ma…” durante Fiorentina – Napoli, da uno o due tifosi viola, non sono un’eccezione degli stadi di calcio. Magari fosse tutto relegato al calcio, come qualcuno si ostenta a credere. La maleducazione è diventata persistente, come la pandemia quando diventa endemica, in ogni tessuto sociale italiano.
E c’è da pensare che la maleducazione, in Italia, abbia sempre trovato pronti i nuovi “allievi” se già il 1° ottobre 1946 Egisto Corradi, dalle pagine del Corriere della Sera, scriveva: “Nel ritorno alla vita di tutti i giorni dopo le ristrettezze del secondo conflitto mondiale prevalse la maleducazione: dai ristoranti ai mezzi di trasporto, ai negozi, agli uffici”. Come eravamo e come siamo, vanno a collimare.
Nella veemente reazione verbale di Spalletti – a fine partita – verso i suoi persecutori, c’è il tempo colorito di una “spallata” che sbiadisce come un’alzata di spalle nella nostra storia.