Dopo due anni di stop forzato, ritorna la Sagra della Cannelletta. L’appuntamento con la 55esima edizione si terrà in Piazza 4 Novembre dal 13 al 22 agosto. Nove giorni per riscoprire sapori, profumi di una tradizione irrinunciabile per tutti i castellesi. Organizzata Pro Loco di Castel Viscardo e dalla sezione locale della Federcaccia (FIDC), con il patrocinio del Comune e la collaborazione del Centro sociale e culturale di Castel Viscardo che ha messo a disposizione i locali, questa edizione è particolarmente attesa. Per tutte le sere in calendario è prevista musica dal vivo e piatti tipici della tradizione come: pappardelle al cinghiale, maltagliati al sugo d’anatra, amatriciana, cinghiale al bujone e molto altro. Insieme anche a antipasto tradizionale, carne alla brace, tortucce, patatine fritte, tozzetti e Vin Santo.
“Ci teniamo particolarmente a ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile questa edizione – commenta il Presidente della Pro Loco Alessandro Anselmi – la nostra amministrazione comunale che come sempre patrocina l’evento, il Centro sociale e culturale di Castel Viscardo per la particolare disponibilità nella messa a disposizione dei locali, le persone di buona volontà che ogni sera aiuteranno all’organizzazione dei tavoli e della cucina. Questa è una edizione particolarmente cara visto che, a causa del Covid, l’ultima è stata quella del 2019”.
Un po di storia …. Era l’estate del 1966 quando fu organizzata la prima “Sagra della Cannelletta col prosciutto e la porchetta”, intorno alla prima quindicina di agosto. A quei tempi c’era ancora l’usanza di fare il vino nelle piccole cantine, una produzione familiare che stentava un po’ nella vendita all’ingrosso, per cui spesso si chiedeva il permesso alle autorità del paese di vendere le eventuali giacenze annuali anche al minuto, cioè con una vera e propria mescita ai piccoli compratori e bevitori occasionali, detta “Cannelletta”, dalla cannella messa alla botte da cui si spillava il vino. L’iniziativa poteva portare vantaggi alla già presente usanza dei produttori locali e, per questo, fu accolta con favore. Inoltre, data l’originalità dell’evento, avrebbe portato in paese, un po’ per piacere, un po’ per curiosità, anche molta gente dei dintorni e così successe!
Per l’apertura si organizzava un carro allegorico con una botte e la relativa cannella, reso caratteristico da verdura, tralci di vite, oggetti usati nella vinificazione, scritte divertenti sul vino. Il carro, preceduto dalla banda musicale, sfilava per il centro del paese seguito da una folta folla di bevitori e curiosi. Nelle cantine, ossia negli attigui “cellai”, si vendeva poi del buon vino per 15-20 giorni, con sottointesa gara a chi lo avesse più buono, il tutto accompagnato a ciambelle e panini al prosciutto. La porchetta, comprata per strada e profumata come non lo è più, la portavano gli stessi bevitori, di solito in comitive di due, tre, quattro e anche più persone. Alcuni chiedevano anche il prolungamento della mescita.
La Pro loco aveva a sua volta un proprio locale, dove cucinava cibi tradizionali oramai in disuso quali polenta, fagioli con le cotiche e altri piatti caratteristici. Le cosiddette “Cannellette” private erano almeno una decina e la gente faceva il giro per visitarle tutte e assaggiare del vino che era completamente diverso da una cantina all’altra, con inevitabili sbornie.