di Florido Fratini, presidente PrometeOrvieto
L’ospedale di Orvieto “non è in disarmo “, anzi. Ma “bisogna aspettare il nuovo Piano sanitario regionale e da lì far ripartire l‘intera macchina della sanità con nuovo sprint”. Così racconta il nuovo direttore sanitario del Santa Maria della Stella Patrizio Angelozzi, intervistato da un giornale locale.
Riteniamo che sia giusto rilevare l’impegno e il sacrificio di eccellenti professionalità, ricordare l’etica e l’abnegazione come base del lavoro di assistenza, le difficoltà innestate dal covid su un corpo organizzativo in affanno, gli errori di programmazione a livello centrale, ma queste considerazioni non spostano di un millimetro il problema e non lo risolvono.
Alle domande incalzanti del giornalista di Orvietolife, il Dottor Angelozzi risponde che “i concorsi vengono espletati” e che alcuni sono anche andati deserti o i vincitori hanno scelto altra destinazione. Sarebbe utile conoscere quale tipo di contratto abbiamo offerto noi e quale gli altri, quelli dove sono andati medici e infermieri. Ammette poi “che non va tutto bene”, ci mancherebbe, ma a parte l’investimento sulla ristrutturazioni di alcuni ambienti, come il pronto soccorso e l’aggiornamento di macchinari, cosa che avviene necessariamente in ambiente sanitario, non ci sono numeri, date, impegni.
L’appello al dovere e alla collaborazione è indice di una giusta sensibilità, ma se per una visita specialistica è necessario pagare parcelle intramoenia per ottenerla in tempi accettabili, se per avere servizi si rende necessario fare almeno un centinaio di chilometri, se le file sono infinite, se ci si accorge all’improvviso che si deve sospendere il sevizio di mammografia, se l’assistenza specialistica è ormai affidata al privato, e per fortuna che c’è, non è questa la Sanità che vogliamo.
E crediamo non sia neppure la Sanità che vuole il Dottor Angelozzi. Conclusione con appello: “Lei, Dottor Angelozzi, è persona riconosciuta come perbene e professionista apprezzato. La preghiamo quindi, nel suo ruolo di direttore sanitario, di non lasciarsi andare in “stiamo facendo” “faremo”. Grazie per la buona volontà di tutti, conosciamo i medici del nostro ospedale, ma non ci va di sentire liquidare le nostre apprensioni sull’ospedale di Orvieto con promesse vaghe nei tempi, prive di programmazione, ipotetiche, non adeguate a informare ma soltanto a raccontare speranze. È un atteggiamento che affidiamo senza disagio soltanto ad alcuni politici, perché li abbiamo già visti all’opera e quindi misurati. Dottor Angelozzi, non eravamo per nulla tranquilli, né lei ci ha ttranquillizzati Buon lavoro.”