di Danilo Stefani
Il colonnello Edmondo Bernacca appariva già anziano nel 1972, quando aveva appena 58 anni. In quel ’72 ci fu un’ondata di proteste tale da indurre la Rai a non togliere un minuto, dai consueti tre, alla trasmissione “Che tempo fa”. Bernacca, in tre indimenticabili minuti spiegava il tempo, il meteo. Classe, signorilità e cultura, dispensate con la sua bacchetta; con la quale ci indicava le Azzorre, ci parlava di millibar, di correnti e di perturbazioni su un’ampia lavagna. Usava il condizionale e i congiuntivi giusti. Era un maestro della meteorologia, ma non solo; un signore di vecchio e quasi perduto stampo, che si è spento nel 1993.
(A ‘ricordare’ quella tempra d’uomo è rimasto il solo Piero Angela, prossimo ai 94 anni, che pur malato è rimasto professionalmente attivo). Oggi, in Tv, il meteo corre veloce. In un boccone di cena passi dal settentrione al meridione, isole comprese. È l’epoca del multitasking, tutto va consumato insieme e in fretta, pazienza se non si è capito. Senti un 40 gradi al volo e pensi “oddio”. Certo, ci sono le App, i siti e i giornali, per approfondire. Ci mancherebbe che in quest’epoca d’innovazioni non ci fossero più mezzi anche per il meteo. Ma se oggi danno il 70 percento di attendibilità per un fenomeno (sbagliando non di rado a favore del 30), ai suoi tempi Bernacca diceva “parrebbe”, “potrebbe”, “si può dedurre” e nelle previsioni si leggeva spesso “Nebbia in Val Padana”. Perché, fosse Cremona, Brescia o Mantova, state certi che la nebbia c’era. Un profilo umano che oggi è scomparso dai radar, Edmondo Bernacca.
Lo vorremmo in politica, un signore così. Che spieghi, teorizzi, affascini e mantenga le promesse che può; non i sogni. Adesso che “piove, governo ladro” non si usa più, perché nessun politico se ne vergogna un poco, sarebbe proprio il momento di un Bernacca. Intanto, che piova! Per non acchiappare i ladri, si fa sempre in tempo.