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Home Ambiente

Pesticidi, lettera aperta ai sindaci, ai presidenti delle Provincie e alle Regioni Lazio, Umbria e Toscana

Redazione by Redazione
9 Luglio 2022
in Ambiente, Secondarie, Archivio notizie
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Il Coordinamento Orvietano, Tuscia e Lago di Bolsena ha inviato una lettera aperta a tutti i sindaci dei Comuni in provincia di Viterbo, Terni, Grosseto, Arezzo e Firenze – e per conoscenza ai presidenti delle Provincie e alle Regioni Lazio, Umbria e Toscana – sull’uso dei pesticidi. Segue il testo della missiva:

Egregi rappresentanti delle Istituzioni,
come a voi noto il 22.6.2022 la Commissione Europea ha finalmente presentato una proposta di regolamento UE per la riforma del c.d. Pesticides Regulation, in vista di una sostanziale riduzione dell’impiego di pesticidi, erbicidi, fungicidi e altri prodotti agrochimici pericolosi per la salute umana, animale e per l’ambiente (vp.1501, vp.1502 bis e vp.1503).

Riduzione, entro il 2030, sia degli utilizzi e i rischi dei pesticidi chimici (-50%), sia dell’uso delle sostanze attive più pericolose. Gli Stati membri avranno responsabilità di definire gli obiettivi di riduzione entro i parametri definiti a livello UE e le strategie nazionali atte a garantire il raggiungimento dell’obiettivo comune.
La gestione integrata dei parassiti (Integrated Pest Management) obbligherà gli agricoltori a considerare tutti i metodi alternativi di controllo dei parassiti, prima che i pesticidi chimici possano venire utilizzati solo quale extrema ratio (vedi il regolamento di lotta integrata- D. Lgs.150/2012-allegato III) (allegato  vp.1178).
La Corte dei Conti UE ha del resto motivato, con il suo documento del maggio 2020, che la Commissione e gli Stati membri avevano intrapreso azioni per promuovere l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, ma i progressi nella misurazione e nella riduzione dei rischi sono stati limitati. L’applicazione della difesa integrata è obbligatoria per gli agricoltori, ma non è un requisito per percepire i pagamenti a titolo della politica agricola comune (P.A.C.) e il sistema per far rispettare tale obbligo è debole (link: https://www.eca.europa.eu/Lists/ECADocuments/SR20_05/SR_Pesticides_IT.pdf).

La Corte ha però constatato che i progressi nella misurazione e nella riduzione dei rischi derivanti dall’uso dei pesticidi sono stati limitati. Dal lavoro della Corte risulta che l’azione dell’UE per un uso sostenibile dei pesticidi ha avuto un avvio lento; inoltre, si sono potute riscontrare debolezze nell’attuale quadro di riferimento dell’UE.
Le norme UE impongono agli agricoltori di applicare una difesa integrata, il che significa che dovrebbero ricorrere ai pesticidi solo se la prevenzione e gli altri metodi falliscono o non sono efficaci. Gli agricoltori, benché soggetti all’obbligo di applicare una difesa integrata, non sono tenuti a documentarla e il sistema per far rispettare quest’obbligo è debole.

Vi avevamo mandato una lettera del 9.11.2020 sullo stesso argomento (allegato vp.1179), essendo interessati a noccioleti e pesticidi. Sullo stesso argomento la trasmissione Report (TG3) ha pubblicato la puntata del 15.11.2021 (allegati vp.1394 e vp.1396): Report ci è ritornato pochi giorni fa, il 4.07.2022.
Come è a voi noto la coltivazione dei noccioleti e dei castagni nipponici, quando si estende per molti ettari tali da considerarsi una monocoltura, comporta problemi ambientali e sanitari elevati.
La Provincia di Viterbo ha ormai raggiunto la non invidiabile copertura di nocciole di 20.000-25.000 mila ettari. Ci sono dei comuni nel viterbese che su 1800 ettari agricoli ne hanno impiantati a nocciole 1600 ettari. Ed i noccioleti si stanno espandendo in Umbria ed in Toscana, perché i prezzi dei terreni sono più bassi che nel Lazio.

Le enormi estensioni agricole coltivate con queste monocolture stanno trasformando ambiente ed economia, mettendo a rischio la piccola virtuosa agricoltura e il valore stesso del nocciolo quale prodotto tipico. Dobbiamo riportare i contadini a coltivare la varietà della biodiversità, per loro stessi, per la sicurezza alimentare, per il futuro. Siamo giunti ad un bivio: e la Commissione Europea lo ha capito. Secondo il Green New Deal l’agricoltura è responsabile (coltivazione dei campi, allevamento, uso del suolo) di circa un quarto delle emissioni serra che stanno alterando il clima. E l’uso intensivo della chimica di sintesi sta causando danni strutturali e non più eludibili agli ecosistemi: i 12 milioni di ettari di suolo fertile persi ogni anno, la drammatica spinta all’accelerazione del collasso della biodiversità, l’inquinamento delle falde idriche superficiali e di profondità da pesticidi sono problemi che hanno riflessi drammatici non solo sull’ambiente, ma sulla salute.

La posizione che la nuova Commissione sta facendo finalmente emergere restituisce ora all’agricoltura il ruolo che le compete. Sia dal punto di vista degli onori che da quello degli oneri. Il problema, che riguarda tutte le popolazioni da voi amministrate, non deve essere teatro di scontro, ma scenario di condivisione. Futuro attualmente minato da pratiche agricole più proprie a contesti di guerra che a scenari di preservazione e fertilità: il futuro di tutti è nelle nostre mani.

Comprendere è il primo passo del cambiamento. Il secondo si chiama coraggio di agire, voglia di mettersi in gioco. Abbiamo bisogno di un approccio cooperativo e di una macchina amministrativa guidata in modo moderno, cosciente e consapevole. L’agricoltura non è una semplice attività economica produttiva, bensì la condizione base per la sopravvivenza. Saggezza imporrebbe che fosse sviluppata e curata come un elemento irrinunciabile della sovranità nazionale.
Vi sono modi differenti di fare agricoltura in grado di allineare le esigenze di produzione con quelle della ecologia profonda. Modi rigenerativi di fare agricoltura che consentono l’avvio o il riavvio di quei sistemi in grado di riparare i danni approntati dal nostro modo semplicistico di concepire oggi l’esistenza e la natura.

La pubblica amministrazione, nella sua qualità di Autorità Sanitaria Locale ha la diretta responsabilità di prevenire infausti eventi ((art. 13 L. 833/78) (allegato vp.1163) ed  ha l’obbligo di orientare la sua funzione ponendo in essere non solo gli atti tecnico-burocratici di funzionamento della macchina statale ma anche e soprattutto, quale pendice territoriale della stessa, tutte quelle azioni di tutela volte a favorire e tutelare l’ambiente, la salute umana   e l’ecosistema nel rispetto del principio del minor aggravio e del buon andamento (art. 97 Cost.) adempiendo con piena diligenza affinché ogni risorsa sia preservata e sia garantita l’utilità sociale della funzione d’impresa.

Coordinamento Associazioni Orvietano, Tuscia e Lago di Bolsena
Amelia Belli, Associazione Accademia Kronos-sezione di Orvieto, Orvieto; Filippo Belisario, Associazione WWF – sezione di Orvieto, Orvieto; Lucio Riccetti, Associazione Italia Nostra- sezione di Orvieto, Orvieto; Vittorio Fagioli, Comitato Interregionale Salvaguardia Alfina (CISA), Orvieto; James  Graham, Rete Interregionale Patrimonio Ambientale, Tuscia; Mauro Corba, Associazione Altra Città, Orvieto; Fausto Carotenuto, Comitato Difesa Salute e Territorio di Castel Giorgio, C. Giorgio; Annalisa Giulietti, Comitato di Castel Giorgio in massa contro la biomassa, Castel Giorgio; Marco Carbonara, Associazione sviluppo sostenibile e salvaguardia Alfina, Acquapendente; Piero Bruni, Associazione lago di Bolsena, Bolsena; Stefano Ronci, Comitato tutela e valorizzazione Valli Chiani e Migliari, Ficulle; Massimo Luciani, Associazione Il Ginepro, Allerona;  Riccardo Testa, Associazione il Riccio, Città della Pieve.

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